Abbasso piccioni e nutrie, viva obitori e fazzoletti: la Lega del fare

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 24 Ottobre 2011 - 14:25 OLTRE 6 MESI FA

ROMA –In Parlamento qualcosa si muove, per iniziativa leghista: proposte di legge contro i piccioni e a favore degli aiuto/assistenti alle autopsie che forse meritano un albo professionale. Non solo stop a chi vuole mettere mano alle pensioni. Non solo difesa strenua del super ministro Giulio Tremonti e della sua politica economica, e non solo sponda per gli ultras delle quote latte. La Lega, come da sua tradizione, è un partito fatto dalla gente e dei problemi concreti, quotidiani, si occupa. Per questo, per la sua naturale vicinanza ai problemi di tutti i giorni e la sua altrettanto fisiologica antipatia nei confronti della politica, il partito di Bossi ha lanciato la sua, ennesima, campagna contro le fiere che mettono in serio pericolo la vita degli onesti cittadini padani e non solo.

Nel mirino le solite nutrie, pericolosissimi roditori acquatici originari delle americhe, molto aggressivi con alghe e piante in generale di cui si nutrono. Ma se il roditore noto anche come castorino è un nemico di vecchia data dei leghisti, sulla lista nera degli intransigenti padani si è da poco aggiunto un nuovo avversario, anche se nuovo si fa per dire: il piccione. Chi di noi infatti non è stato colpito da una svolazzante cacca di piccionesca origine, chi non ha trovato la propria macchina colpita dai mefistofelici uccelli, e chi non ha visto il proprio monumento preferito imbrattato da questi indisciplinati volatili? Era ora che qualcuno si decidesse ad affrontare di petto il problema, e per fortuna gli uomini di Bossi non si perdono dietro a questioni poco concrete come la finanza internazionale o i ministeri al Nord.

Altro che guerre intestine tra bossiani e maroniani, altro che braccio di ferro sul nome del Governatore della Banca d’Italia o sulle pensioni. In tutto questo il cuore e il cervello leghista non perdono di vista il loro principale obiettivo: i problemi di ogni giorno dei loro elettori.

Anche se nella segreteria di Radio Padania, piccolo barometro dell’umore del popolo leghista, i messaggi più frequenti sono quelli che testimoniano il fastidio che l’alleanza con Berlusconi suscita, non ci si lasci ingannare. Il vero problema degli agricoltori non sono la crisi dell’Italia e dell’euro, non sono le tasse in continuo aumento o la concorrenza estera, ma le nutrie. Animaletti simili a grossi topi, anche se un po’ più carini, che a differenza dei loro cugini non sono onnivori ma erbivori, cioè mangiano piante, tutte. Comprese le coltivazioni di mais e altro che punteggiano la pianura padana. Territorio eletto a nuovo habitat dai castorini introdotti dalle americhe di cui sono originari. Voraci come i meno nobili cugini ratti, spinti dalla fame, questi castorini escono dai corsi d’acqua che popolano aggredendo le coltivazioni degli onesti agricoltori padani. E la Lega si fa testimone e portatrice di questo problema. Possono stare tranquilli gli agricoltori, magari non avranno più l’euro domani, ma nemmeno le nutrie. Bestiacce.

Ma non solo di terre coltivate è fatta la Padania, pardon l’Italia, ma anche di paesi, paesini, città e cittadine. Tutte con il loro centro storico, il loro esercito di automobilisti e lavoratori incravattati. E chi è il nemico numero uno delle statue, dei cruscotti e delle giacche fresche di tintoria? Ma naturalmente il piccione. Noto anche come “ratto volante”, l’infame uccello, oltre ad essere portatore di malattie si ostina a voler defecare sui monumenti, sulle auto appena lavate e sulle giacche appena messe. Un’ostinazione contro cui nulla ha potuto il dialogo, ed è quindi finito il tempo della diplomazia. E’ ora che parlino le armi.

E’ quindi ora di attuare politiche di controllo della popolazione di questi due nemici giurati della collettività: piccioni e nutrie. Chissà se i solerti sindaci leghisti decideranno di multare anche i vecchietti che, seduti sulle panchine, gettano mangime a questi black block del mondo animale. Così come politiche di controllo interno, ufficioso ma rigido, sono in via di attuazione verso i leghisti che non indossano al taschino il fazzoletto verde. La Lega vigila, sui campi, sui giardini, sugli obitori e sulle giacche.