Prof 80% è del Sud, 30% scuole è al Sud. Non c’entrano

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 10 Agosto 2016 - 13:09 OLTRE 6 MESI FA
Prof 80% è del Sud, 30% scuole è al Sud. Non c'entrano

Prof 80% è del Sud, 30% scuole è al Sud. Non c’entrano (foto d’archivio Lapresse)

ROMA – Prof, professori di scuola in attesa di cattedra: il 78 per cento è del Sud. Otto prof su dieci al Sud sono nati, si sono laureati, vivono e vorrebbero restare. Però al Sud ci sono solo il 37 per cento delle cattedre, dei posti per insegnante. Nulla, neanche il Gesù dei vangeli, quello che moltiplicava i pane e i pesci potrebbe far entrare 30mila prof del Sud in 14mila posti disponibili in cattedra al Sud. Forse Gesù, ma su questa terra si è esibito una volta sola, altri in terra capaci di fare quel che i vocianti comitati di prof del Sud vogliono non ce n’è.

Perché non è un complotto ai loro danni o una cattiva volontà o un perfido algoritmo. E’ la matematica, la forza delle cose, la realtà. Negli ultimi anni il Sud ha visto calare di mezzo milione di unità la sua popolazione scolastica, nello stesso periodo il Nord l’ha vista aumentare di 300mila unità. Non è un conto truffaldino o ingannatore del perfido Ministero dell’Istruzione, è Tuttoscuola che tira le somme a disposizione di chiunque voglia e sappia contare.

Al Sud ci sono più prof che cattedre, al Nord ci sono più cattedre che prof. E la sproporzione aumenta. Allora per accontentare i prof che vogliono andare in cattedra restando a casa loro che si fa, si spostano gli studenti? Si prende una mezza milionata (facciamo una milionata così ci portiamo avanti con la guerra alla demografia canaglia) di ragazze e ragazze e li si destina ai banchi di scuole del Sud? E’ questo di fatto quel che chiedono le grida di chi, senza misura e pudore, lamenta la “deportazione dei prof al Nord”.

Certo nelle assegnazioni ci possono essere errori da correggere (ad esempio un prof pugliese destinato in calabria o viceversa). Ma nulla può impedire, rovesciare il dato di fatto che i prof servono al Nord e che nulla può fare entrare 30mila in 14mila. Neanche le grida in piazza, i titoli accorati e ignoranti dei Tg, le ospitate ai talk-show, i comitati, il pubblico strappo di vesti…Niente, 30 mila quanti sono i prof del Sud a questo giro in 14mila cattedre del Sud non c’entrano.

Quindi la “deportazione” (si farebbe meglio a usare le parole nel loro significato reale, deportati sono vittime di bel altre tragedie e trattamenti, non chi si vede assegnare un posto di lavoro in città lontana da quella in cui vive) non esiste, è propaganda, esagerazione. Ed è soprattutto lotta contro la realtà. Anzi è peggio, è la prova, la manifestazione di un cattivo insegnare.

Sono infatti cattivi maestri quelli che mostrano di fregarsene della realtà se la realtà non rientra, non collima con i propri bisogni. Un/una prof che si sente deportata se va in cattedra al Nord, che si grida violata se la cattedra non è nella sua provincia o in quella vicina, che dichiara se stessa la prima vittima da salvare in un immaginario naufragio dei diritti…è un/una cattiva maestra. Oggi, domani e ovunque vada in cattedra.