Reddito di cittadinanza, cosa e quanto è davvero: 780 euro al mese per 4,6 milioni o 360 al mese per 8,3 milioni

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 22 Maggio 2017 - 10:25 OLTRE 6 MESI FA
Reddito di cittadinanza, cosa e quanto è davvero: 780 euro al mese per 4,6 milioni o 360 al mese per 8,3 milioni

Reddito di cittadinanza, cosa e quanto è davvero: 780 euro al mese per 4,6 milioni o 360 al mese per 8,3 milioni (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Oltre 8 milioni di italiani o poco più della metà. Quanti saranno, anzi quanti sarebbero i destinatari del reddito di cittadinanza immaginato, voluto e proposto dai 5Stelle? La risposta non è semplice perché la platea varia enormemente a seconda che si legga la proposta depositata ormai nel 2013 in Parlamento, o che si ascoltino le parole del leader Beppe Grillo pronunciate appena pochi giorni fa. Chi avrà ragione? Il leader o la proposta considerata dai grillini il testo di riferimento in materia? Quello che è sostanzialmente comune ad entrambe le versioni è il saldo finale: 17 miliardi di euro nella ‘versione Grillo’, 20 nella proposta depositata.

Povertà assoluta o povertà relativa. E’ su questa apparentemente piccola differenza che si dividono le idee del Movimento e, soprattutto, balla l’ipotetico destino di milioni di destinatari dell’assegno da tempo vagheggiato da Grillo&co. Ed è stato proprio il fondatore del Movimento ad indicare, all’ultima marcia di Assisi, la stessa dove si è definito ‘francescano’ facendo storcere il naso al Vaticano che si è sentito in dovere di dire che ‘nessuna forza politica può dirsi francescana’, il criterio della povertà assoluta come spartiacque per identificare chi avrà diritto al reddito di cittadinanza. Contraddicendo la proposta che giace in Parlamento e che invece parla di povertà relativa. Ma che differenza c’è tra le due condizioni?

In sintesi la povertà assoluta è la condizione di chi non ha alcun reddito né alcun bene mobile o immobile. Povertà relativa è invece la condizione di chi ha un reddito sotto una data soglia, che in Italia si considera di circa 8mila euro annui, ed è comunque privo di beni. Una differenza non da poco sia perché ballano 4milioni di potenziali beneficiari, sia perché, essendo il costo uguale nell’uno e nell’altro caso, cambia molto il peso dell’assegno. Se i potenziali destinatari del reddito di cittadinanza oscillano tra gli 8.3 milioni immaginati dalla proposta depositata nel 2013 e i 4.6 che vengon fuori dalle parole di Grillo, l’assegno di circa 800 euro che andrebbe ai secondi si ridurrebbe a meno della metà per i primi.

Dario Di Vico, sul Corriere della Sera, spiega quali sarebbero e dove verrebbero trovate le coperture per finanziare l’operazione. “Per validare la loro proposta i Cinquestelle hanno anche reso noto il riepilogo delle coperture di un eventuale reddito anti-povertà e il Sole 24 Ore ha pubblicato nei giorni scorsi una tabella riassuntiva. Le voci più significative riguardano aumento di imposte a banche e assicurazioni, tagli alla pubblica amministrazione, aumenti dei costi delle trivellazioni, una misura di tax expenditure basata sulla riduzione delle detrazioni fiscali ai redditi più alti, il divieto di cumulo pensionistico e il taglio dei dividendi della Banca d’Italia”. Uno schema che chi è contrario alla misura vede come una stangata fiscale con un aumento generalizzato delle imposte, con annesso effetto depressivo sull’attività economica, e con il rischio tutt’altro che teorico che le banche scarichino sui clienti gli aumenti loro imposti. Critiche a parte c’è da aggiungere l’opinione, diffusa e non priva di ratio, che più si concentra l’intervento più si può pensare di ‘risolvere il problema’, mentre più lo si allarga più il reddito erogato finisce per assomigliare a un bonus.