Sanità, ecco chi ruba 6 mld: medici, aziende, manager, pazienti…

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 11 Novembre 2013 - 12:59 OLTRE 6 MESI FA
Policlinico di Messina (foto Lapresse)

Policlinico di Messina (foto Lapresse)

ROMA – Quanto si ruba? Circa 6 miliardi di euro l’anno. Chi ruba? Un po’ tutti: dai medici agli infermieri, dai manager ai pazienti. Ma è sul “come” si ruba che bisogna porre l’attenzione. Si ruba con le mazzette, con i benefit, con le fatture e con gli interventi falsi o gonfiati, con la paura, con le prescrizioni, con le liste d’attesa, con le cliniche e gli ospedali inesistenti. Mille modi e mille forme di furto a danno di nessuno e di tutti, a danno del sistema sanitario e dei contribuenti che ogni anno vedono perdere quasi il 5% della spesa sanitaria nazionale in illeciti.

“Unhealty healty system”, ovvero la sanità malata, questo il titolo del report elaborato da Davide Lorenzo Segato per il Centro Ricerche e Studi su Sicurezza e Criminalità e da Transparency International Italia e anticipato dal Corriere della Sera. Un report che analizza la sanità italiana svelandone criticità, sprechi e illeciti. Il testo completo sarà reso pubblico entro la fine del mese ma, già dalle anticipazioni, il quadro che appare non è certo un quadro allegro.

Sugli oltre 110 miliardi di euro che ogni anno l’Italia spende per la sua sanità, ben 6 finiscono in mazzette, malaffare, corruzione, cattiva amministrazione… Vengono cioè distratti da quello che sarebbe il loro destino e, invece di contribuire alla cura dei pazienti, finiscono nelle tasche di qualcuno. E se 6 miliardi su 110 sembrano pochi, magari tollerabili, vale allora la pena ricordare che l’Imu sulla prima casa, la tassa che ha monopolizzato o quasi l’ultima campagna elettorale e che ha più volte messo in crisi la sopravvivenza del governo Letta, vale meno, poco più della metà, cioè 4 miliardi di euro.

Del mare magnum fatto di 110 miliardi non tutti sono “a rischio”, gli oltre 30 miliardi spesi in stipendi non sono infatti in pericolo, ma sono comunque molte le “voci” in cui si nasconde il pericolo, a partire dal settore appalti e spese per servizi (34 miliardi), sino alla spesa per i farmaci (9.9 miliardi) e ai rimborsi per le strutture private accreditate (8.9).

Nel ruolo dei cattivi, praticamente tutti. Ovvero tutti i soggetti che hanno a vario titolo a che fare con la sanità possono trasformarsi in “ladri”, dai medici sino ai pazienti, passando per informatori scientifici e manager pubblici e non. La parte del leone la giocano ovviamente gli interessati al capitolo appalti, là dove cioè le mazzette hanno forma “classica” e sostanza corposa. Là dove manager pubblici possono farsi corrompere da imprenditori senza scrupoli o, al contrario, dove manager disonesti possono costringere onesti imprenditori a pagare per garantirsi la vincita di un appalto. Il “come” in questo caso è fatto di mazzette di soldi e appalti truccati, fatti ad hoc, di fatture false o gonfiate e contratti distorti.

Nella sezione “spesa per i farmaci” i cattivi sono invece i medici, i farmacisti e gli informatori sanitari. I primi possono prescrivere farmaci inutili o persino dannosi, o possono privilegiare una casa farmaceutica al posto di un’altra in cambio di favori. Raramente denaro contante e più spesso benefit: viaggi, computer e simili. I farmacisti possono a questo mercato collaborare e gli informatori sanitari possono corrompere, a volte anche su indicazione delle stesse case farmaceutiche che però, puntualmente, smentiscono di essere loro le ideatrici delle “politiche di convincimento”. Sul tema interessante è vedere la quota di mercato occupata dai farmaci generici, quelli che consentono risparmi a pazienti e sistema sanitario su cui non si può lucrare. In Germania questi farmaci valgono oltre il 30% del mercato, in Francia e in Inghilterra il 30 e, in Italia, circa il 10%. Peggio di noi la Grecia: 1%.

Nel capitolo pubblico/privato i piani di rischio diventano doppi. Il primo quello che vede come soggetti agenti nuovamente manager ed imprenditori che possono accordarsi e corrompersi per far sì che una struttura privata venga accreditata presso il sistema sanitario nazionale, e che possa quindi godere dei rimborsi, e possono poi continuare a mistificare su fatture e prestazioni varie con il fine, ovviamente, di incassare dal pubblico il più possibile. Il secondo piano è poi quello abitato da medici e pazienti con i primi che possono “indirizzare” i secondi verso il privato in modo da ottenere un tornaconto e i secondi che, per certi versi incredibilmente, possono trasformarsi anche loro in “ladri”, come quando acconsentono a far figurare un intervento come un altro per ottenere uno sconto.