Scala, ballerini e coristi: lotta per indennità pedana inclinata e testa piegata

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 18 Dicembre 2012 - 14:29 OLTRE 6 MESI FA
Il Teatro alla Scala di Milano (LaPresse)

MILANO – Roméo et Juliette, lo spettacolo che il 19 dicembre avrebbe dovuto inaugurare la stagione del balletto della Scala, non si farà. Spettacolo cancellato causa sciopero. Anzi doppio sciopero, di ballerini e coristi. Il motivo: la richiesta da parte delle due categorie di un riconoscimento economico adeguato alle prestazioni straordinarie richieste da questo allestimento e cioè imparare la parte a memoria e piegare la testa per i coristi, ballare su un piano inclinato per i ballerini.

Il diritto allo sciopero è, naturalmente, un diritto di tutti i lavoratori. Diritto che in alcuni casi diventa persino dovere di fronte ad evidenti abusi o soprusi da parte dei datori di lavoro ma diritto che, ogni tanto, rischia anche lui di essere abusato. Finendo talvolta suo malgrado nel ridicolo. Che la Scala di Milano si blocchi in conseguenza a degli scioperi non è una novità. A marzo ne aveva fatto le spese Vasco Rossi che aveva visto cancellato il suo spettacolo per un’astensione del lavoro da parte dei lavoratori Cgil che, in quell’occasione, protestavano contro al riforma dell’articolo 18. L’articolo che regola i licenziamenti nello Statuto dei Lavoratori, una cosa grossa. A fine 2011 saltò invece il concerto della filarmonica diretta da Barenboim. In quell’occasione gli artisti del teatro protestavano per una trasferta non adeguatamente pagata. E la paga adeguata, i soldi, sono anche il pomo della discordia di quest’ultima vicenda.

La scenografia dello spettacolo Roméo et Juliette, curata da Sasha Waltz, prevede che i ballerini si esibiscano su un piano inclinato di 10 gradi e che il coro faccia parte della scenografia stessa esibendosi senza spartito e muovendo la testa. Richieste che a giudizio delle due categorie interessate configurano prestazione speciale che in quanto tale deve essere pagata extra. Gli artisti del coro – rende noto il teatro – ritengono che “cantare in palcoscenico e in costume nel corso di uno spettacolo di danza costituisca ‘prestazione speciale’ da retribuire in via extra contrattuale”. La direzione ritiene invece che “agli artisti del Coro non siano richieste prestazioni diverse da quelle che normalmente e regolarmente vengono eseguite in uno spettacolo di stagione, in particolare d’opera”. Il Corpo di Ballo, invece, sostiene che “la difficoltà di danzare su una piattaforma in declivio debba essere ricompensata con una non meglio identificata ‘gratifica concreta’, anch’essa per via extracontrattuale”.

Come in tutte le vertenze anche in questa le versioni delle due parti diventano poi discordanti. Se il nocciolo della questione sono il piano inclinato e l’inclinazione della testa sommata alla necessità d’imparare a memoria la parte, diverse sono le richieste che coro e ballerini dicono di aver avanzato da quelle che il teatro sostiene d’aver ricevuto. Alcune centinaia di euro ciascuno secondo la Scala, che tra l’altro non versa in ottime condizioni economiche, ma questo poco conterebbe se le richieste dei lavoratori si rivelassero fondate, e qualche riposo extra secondo i lavoratori.

Quali che siano state le richieste il risultato finale è che la rappresentazione, salvo improbabili svolte dell’ultima ora, salterà. Già è stata resa nota la modalità di rimborso per i biglietti venduti che dovranno essere spediti o restituiti entro il 30 dicembre alla Biglietteria Centrale (Galleria del Sagrato) in piazza Duomo. E rappresentazione che salterà, si può dire, perché la Scala non riconosce l’indennità d’inclinazione. Al’Arena di Verona fu chiesta l’indennità armi finte in scena, al San carlo di Napoli l’indennità parole straniere in bocca, non è cosi che si uccidono anche i Teatri?