Hai avuto sconti dal fisco? A maggio ribussa, richiede le carte e “un fiorino”

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 16 Maggio 2012 - 15:23 OLTRE 6 MESI FA

Lapresse

ROMA – Maggio mese di sole e primi bagni al mare, ma anche mese dei “controlli formali” da parte dell’Agenzia delle Entrate. Come abitudine da qualche anno ormai, anche in questo 2012 stanno infatti per essere recapitate agli italiani un milione di lettere di accertamento da parte del Fisco. Accertamento che mira in primis a verificare la documentazione che ha dato diritto ai contribuenti ad usufruire di detrazioni e/o deduzioni fiscali come spese sanitarie, mutui, ristrutturazioni e simili. Giusto accertare, giusto controllare, ma se circa due anni fa (le lettere si riferiscono come anno d’imposta al 2009) io contribuente ho prodotto quella documentazione, perché chiedermela nuovamente? Torna alla mente una celeberrima scena del film Non ci resta che piangere, con Massimo Troisi e Roberto Benigni: quella del gabelliere che chiede ripetutamente ai due compagni di viaggio “un fiorino” per varcare la frontiera, anche quando la si varca per solo per recuperare una caciotta caduta dalla sacca.

L’evasione fiscale è senza ombra di dubbio un vera e propria piaga per il nostro Paese. Combatterla è un obiettivo non solo per ragioni economiche, ma anche per ragioni etiche. Chi non paga le tasse, come recitava uno spot governativo di qualche mese fa “è un parassita della società”, vive alle spalle della comunità truffando, di fatto, tutti. Ben vengano quindi gli accertamenti e le verifiche. Il contribuente che però troverà la lettera d’accertamento nella sua cassetta della posta potrà, come Troisi nel film, legittimante pensare “ma sono sempre io…”. Già perché le lettere, per accertare, non possono che prendere in esame situazioni già note al fisco. E visto il proliferare italico di evasori totali, di commercianti che non fanno scontrini e fatture, il contribuente chiamato per la seconda volta può comprensibilmente sentirsi a disagio. E a ragione, perché purtroppo per gli onesti vero è che è più facile controllare chi si conosce, trovando qualche “furbizia” e spesso qualche inesattezza nelle dichiarazioni che scovare chi è ben nascosto. In altre parole è molto più semplice per il fisco reperire denaro smascherando dichiarazioni inesatte, spesso però inesatte anche a causa della giungla di norme in cui il contribuente è chiamato a districarsi, che dai cosiddetti evasori totali.

La lettera in questione poi, forse a causa di un dimagrimento dei fondi a disposizione dell’Agenzia, viaggia attraverso posta ordinaria e non raccomandata, il che non consente all’Agenzia stessa di avere nozione se le missive siano state consegnate né, eventualmente, quando, così come non consente al contribuente di sapere quando è stata spedita e, in caso di perdita da parte delle poste, di essere tutelato. “La invitiamo, quindi a trasmettere a questo ufficio, entro 30 giorni dal ricevimento di questa comunicazione la documentazione, anche in fotocopia, indicata in allegato, e a fornire eventuali chiarimenti”, peccato che sulla lettera non sia indicata nessuna data né ci sia un timbro postale sulla busta. I 30 giorni sono un concetto evidentemente astratto, il contribuente sa di doversi affrettare a produrre la documentazione, ma non può sapere se la produrrà nei tempi.

“La ringraziamo fin d’ora e Le facciamo presente che questo ufficio, nel caso di mancato invio della documentazione richiesta, procederà alla rettifica dei dati da Lei dichiarati e alla comunicazione dell’esito del controllo e delle relative somme dovute”, recita ancora l’accertamento.

Di fronte a questa lettera si apre quindi un ventaglio di 4 contribuenti tipo:

1) Disonesto: ha imbrogliato nella vecchia dichiarazione, è stato “beccato” ed è giusto che paghi.

2) Smemorato: la sua dichiarazione era corretta ma, vuoi per un trasloco, vuoi perché il figlio piccolo li ha mangiati, non è più in possesso dei documenti che provino la bontà della sua dichiarazione. Anche lui dovrà pagare, ma non si può dire che sia giusto, anche se la legge obbliga i cittadini a conservare le ricevute per diversi anni.

3) Preciso: dichiarazione corretta e tutte le ricevute catalogate a casa. Non pagherà nulla.

4) Saggio: la dichiarazione era corretta e tutta la documentazione è in mano al commercialista. Non pagherà nulla, al fisco, ma pagherà il commercialista.