Se Hitler tornasse nel 2012… rivincerebbe nei talk-show e nella rete

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 11 Ottobre 2012 - 15:31 OLTRE 6 MESI FA
La copertina di “Er ist wieder da”

BERLINO – Cosa succederebbe se nella Germania di oggi ricomparisse Adolf Hitler? Passerebbe, in un primo momento, per un simpatico burlone un po’ svitato ma, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, le sue idee troverebbero spazio e terreno fertile come fecero quasi un secolo fa nell’allora repubblica di Weimar. Tra l’indifferenza, o quantomeno la sottovalutazione generale, riuscirebbe in poco tempo ad imporre nuovamente la sua visione del mondo sfruttando la rete, youtube, i social network e, ovviamente, trionfando nei talk-show. Non è, ovviamente, una certezza, ma la ricostruzione di quello che potrebbe accadere fatta da Timur Vermes nel suo libro Er ist wieder da.

Edito in Germania da Eichborn, il libro è da poco stato acquistato per l’Italia da Bompiani. Già in vendita in Spagna e Norvegia, e mentre in queste ore si chiude l’acquisto per l’Inghilterra, il provocatorio testo è uscito da meno di un mese in Germania, dove è ben piazzato nelle classifiche di vendita. L’ipotesi fatta dall’autore è quella di un Fuhrer che all’improvviso, 67 anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, si risveglia nella Berlino di oggi, nella Germania di quella cancelliera Angela Merkel.

Partendo da questa ipotesi ovviamente di pura fantasia l’autore si diverte, ma lo fa ragionando seriamente su come e dove le idee che furono del nazismo potrebbero trovare sbocco e sponda, ad immaginare come il redivivo Hitler potrebbe trovarsi e comportarsi. Sulle prime, complici i baffetti probabilmente, l’autore del Mein Kampf verrebbe preso per un comico o un imitatore finendo, come molti, su una piccola tv locale come figura “di colore”. Snobbato dai media tradizionali e soprattutto dalla politica, compresi i neonazisti, comprenderebbe però velocemente Hitler le potenzialità dei nuovi media.

Social network, youtube e la rete in genere sono infatti un veicolo in grado di raggiungere praticamente chiunque, veicolando qualsiasi messaggio senza nessun filtro. Il redivivo Hitler riuscirebbe così, magari con un video virale in cui racconta una di quelle barzellette che nella sua vita reale amava raccontare in privato, a postare video da milioni di clic. E, dal video virale ad un manifesto politico il passo sarebbe breve. Nascerebbe quindi comico l’Hitler 2.0, ma con una giusta dose di populismo, che all’originale certo non difettava, tornerebbe a far breccia nei cuori. Comico e populista dunque, questo sarebbe l’Hitler del 2012.

Eroe dell’antipolitica, come lo definiremmo probabilmente in Italia, anche nella più “seria” Germania le parole, il populismo hitleriano troverebbero terreno fertile tra i delusi della politica “classica”, tra chi della storia sa poco e nulla e tra chi tra le difficoltà della crisi economica si dibatte. Come se mezzo secolo e più fosse passato invano troverebbe insomma Hitler, nella Germania di frau Merkel, delle condizioni non così diverse da quelle che c’erano nella Germania di Weimar.

Scontento e disillusione, oggi come negli anni ’30, rappresenterebbero un ottimo terreno di caccia e arruolamento per il nazionalsocialismo del XXI secolo e in più, i nuovi media, invece di arginare un simile fenomeno, funzionerebbero come ottima cassa di risonanza e volano per le idee che più di 60 anni fa precipitarono l’Europa e il mondo nella guerra più sanguinosa e distruttiva di tutti i tempi.

Scrive Ranieri Polese sul Corriere della Sera:

“Spaesato, il redivivo Hitler viene scambiato per un comico di mezza età che fa la caricatura del dittatore. Un edicolante lo ferma, lo ascolta, lo ospita: convinto che possa far colpo, suggerisce ad alcuni clienti che lavorano nella televisione di utilizzarlo.
Così, Hitler viene chiamato a fare un’apparizione nel programma di un turco-tedesco che ha grande successo con battute e scenette sugli stranieri residenti in Germania. Presentato come la parodia di un commentatore politico, Hitler s’impadronisce della scena e ripete i suoi numeri: pause, silenzi, sguardi imperiosi e irati. Poi, come in uno dei suoi tempestosi discorsi di un tempo, proclama l’avvento di una nuova era: basta con il politically-correct (i tedeschi che ridono dei tedeschi, i turchi dei turchi), da questo momento i tedeschi possono dire barzellette sui turchi e gli altri stranieri.

Il giorno dopo dalla televisione lo chiamano: la sua apparizione infuria su YouTube, è una celebrità, a lui vogliono affidare la conduzione di un talk show. Comincia così la seconda, resistibile ascesa di A. H. nella Germania di Frau Merkel, che non troppi anni fa dichiarava il fallimento del multiculturalismo. Svelto e astuto, il Führer capisce subito l’efficacia e il funzionamento dei nuovi media. Snobbato dai giornali (perfino l’ultraconservatore Bild lo maltratta) e dai neo-nazi del Npd, lui non si perde d’animo. Parla alla gente che è stufa della vecchia politica, che non crede più ai riti della democrazia, che aspetta un tribuno che la sappia eccitare. Eroe dell’antipolitica, diremmo in Italia, l’Hitler di Vermes vede tutta la fragilità del nuovo mondo della rete, milioni di utenti sempre connessi e assolutamente permeabili da qualunque tipo di messaggio. Il suo populismo telematico dilaga”.

Anche se basato su un presupposto di assoluta fantasia il libro ha ovviamente aperto un dibattito e suscitato polemiche. Ma se l’ipotesi fatta da Vermes è evidentemente irrealizzabile e campata in aria, l’analisi che l’autore fa dei nuovi media, della comunicazione e del pensiero delle masse di oggi è al contrario assolutamente realistica e plausibile. Non è detto, e non la dà per scontato nemmeno il libro, che un redivivo Hitler o un suo emulo contemporaneo conquisterebbe oggi il potere. Ma è assolutamente probabile, se non certo, che attraverso i meccanismi descritti e i nuovi media riuscirebbe a raggiungere una platea di tutto rispetto e a crearsi un sostanzioso seguito. Comicità, populismo e internet, una miscela potenzialmente esplosiva che, almeno secondo Vermes, sarebbe in grado di rimettere Hitler in sella anche in questo 2012. Se non al governo, se non alla Cancelleria, di certo negli indici di gradimento popolare, nell’audience televisiva e nelle performances di rete.