Statali ladri di sanità, pensioni, paghe: 15 mln al giorno

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 1 Febbraio 2016 - 13:20 OLTRE 6 MESI FA
Dipendenti pubblici

Una manifestazione di dipendenti pubblici (foto Ansa)

ROMA – Statali ladri, ladri si soldi pubblici nella Sanità, nelle pensioni, nei loro stessi stipendi. Settemila identificati dalla Guardia di Finanza. Quattro miliardi di euro in dieci mesi, un milione e mezzo al giorno di media di refurtiva e bottino. Tanto quanto valeva la famigerata e multinome tassazione sulla prima casa. Un tema su cui si sono giocate campagne elettorali, mediatiche e su cui almeno 3 diversi governi hanno detto la loro negli ultimi 5 anni. E tanto valgono anche i furti degli impiegati pubblici ai danni della pubblica amministrazione, cioè ai danni di tutti gli italiani, o meglio di quelli che pagano le tasse. Ma di questi si parla molto meno.

“Ormai si sfiorano i quattro miliardi di euro, cifra record di ‘buco’ nei conti dello Stato – scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera ­- È la voragine creata dall’attività illecita di circa 7.000 dipendenti pubblici infedeli. Funzionari corrotti oppure impiegati che non hanno rispettato la legge nello svolgimento delle proprie mansioni e dunque hanno compiuto illeciti che vanno dalle omissioni agli abusi. Ci sono le truffe nel settore sanitario, i mancati controlli nell’erogazione di pensioni, indennità ed esenzioni, le procedure truccate per la concessione degli appalti. Ci sono gli appalti gonfiati e i medici assenteisti, le consulenze inutili e i doppi incarichi tra i casi più eclatanti scoperti dagli investigatori della Guardia di Finanza. Sono gli ultimi dati relativi alle verifiche compiute nel 2015 a raccontare l’Italia dell’illegalità e degli sprechi che provoca danni alla collettività. Mostrando un andamento che inquieta: in soli quattro mesi, da giugno a ottobre dello scorso anno, la cifra contestata è salita di oltre 500 milioni di euro. Vuol dire oltre 100 milioni ogni trenta giorni a dimostrazione che molto ancora c’è da fare — soprattutto negli uffici pubblici più periferici — per stroncare il malaffare. Basti pensare che sono ben 3.590 le persone denunciate per aver compiuto reati nel settore delle gare pubbliche”.

Quattro miliardi di euro che vengono rubati alla sanità, all’istruzione, alla manutenzione delle strade e/o del territorio e a qualunque voce di pubblica spesa dal vigile che va a timbrare in mutande di cui si sono lungamente occupate le cronache, come dal dipendente che timbra per poi andare a fare la spesa o chissà cos’altro. Soldi che sono rubati da chi corrompe e da chi si fa corrompere e soldi che sono rubati anche da chi, pensando forse di essere solo ‘sveglio’, ruba qualche ora all’orario, si fa fare la ricetta anche se non servirebbe e non dichiara proprio tutto tutto. E proprio perché così diffusa questa ruberia, seppur di pari valore niente meno che all’Ici, all’Imu o alla Tasi sulla prima casa che chiamar si voglia, passa più o meno sotto silenzio.

Perché tutti, o comunque molti, alla ruberia partecipano. Allora i 4 miliardi di euro fanno notizia quando c’è l’immagine del già citato vigile in mutande o comunque quando diventano storia e caso singolo. E a scorrerli questi casi singoli vien fuori un non lusinghiero spaccato social psicologico del nostro Paese. Un Paese dove nella civilissima Modena c’era un medico che, pur risultando in servizio, rimaneva in ospedale appena un paio d’ore al giorno. Un Paese dove a Imperia i dottori del dipartimento di Medicina legale “certificavano la morte delle persone pur non avendo effettuato alcuna analisi perché erano altrove”. E poi, nella capitale morale ed economica Milano operava una struttura sanitaria convenzionata con il servizio nazionale che ha eseguito “oltre 4.000 interventi chirurgici in violazione delle norme di accreditamento relative alla presenza minima di operatori e anestetisti, nonché di impiego di medici specializzandi”.

Nonostante questo l’azienda ha comunque “autocertificato il mantenimento dei requisiti richiesti per l’accesso al rimborso della prestazione sanitaria offerta, ottenendo indebiti rimborsi per oltre 28 milioni di euro”. Italia unita nelle cattive abitudini perché, scendendo lungo lo stivale, si può citare Viderto dove la bellezza di 500 milioni di euro sono stati sottratti alle casse dell’Inps dove venivano “modificati i moduli per il riscatto della laurea o la ricongiunzione di periodi contributivi per ottenere indebitamente un notevole “sconto” sull’effettiva somma da versare all’Istituto previdenziale, per il riconoscimento di ulteriori periodi contributivi utili ai fini pensionistici”. E poi giù, sino a Brindisi dove si è scoperto che la prescrizione di 15.541 farmaci per l’ipertensione era stata compiuta in maniera illecita: 482 i medici denunciati per un danno alla Asl pari a 194 milioni di euro. Un elenco che potrebbe continuare continuando a non fare onore alla nostra immagine e alla nostra autostima, ma che racconta fin troppo bene quel che è il vero limite del nostro Paese.