ROMA – I talk show, i dibattiti, l’info-intrattenimento, soprattutto quello targato Mediaset (ma non escvlusi i vari Ballarò, diMartedì…) insomma tutto quello che rientra nella definizione di ‘infotainment’ porta acqua al mulino elettorale dei 5Stelle. Non è un’opinione, è un grafico con numeri e tabelle: c’è lo studio e ci sono correlazioni statistiche tra ascolto di alcuni format e inclinazioni di voto.
Qualcuno lo sospettava ma ora, come si dice, ci sono le prove: esiste “una relazione tra l’esposizione alla schermo TV e le preferenze per i partiti e i leader populisti”. E a dirlo è uno studio coordinato tra ben tre università. Più si guarda la Tv, preferibilmente commerciale, e più si è disposti a credere e votare per i leader populisti. A beneficiarne per primo è stato, in Italia, Silvio Berlusconi, primo esempio su scala mondiale di un imprenditore del settore della comunicazione in grado di imporsi sulla scena politica, e ora il Movimento di Beppe Grillo, altro esperto conoscitore dei sistemi della comunicazione televisiva. In mezzo, una piccola parentisi dedicata alla Lega.
“La notizia giunge da una ricerca che porta tre firme italiane – riporta Fabio Di Todaro su La Stampa -: quelle di Paolo Pinotti (docente di analisi delle politiche e management pubblico all’Università Bocconi), Ruben Durante (professore di economia all’Università Pompeu Fabra di Barcellona) e Andrea Tesei (ricercatore del centro di economia politica alla Queen Mary University di Londra). (…) I ricercatori – incrociando i dati di propagazione del segnale televisivo, quelli relativi a indagini portate avanti sul territorio e le analisi sul voto condotte a livello comunale – hanno studiato l’impatto politico dell’intrattenimento televisivo portato avanti sulle reti Mediaset negli ultimi trent’anni. Dopo aver controllato i dati su istruzione e attività economiche delle persone coinvolte nello studio, accompagnati dalle loro precedenti tendenze di voto, i tre autori hanno valutato l’evoluzione politica in base all’intensità del segnale grazie a cui si sono diffuse le trasmissioni sulle tre principali reti del gruppo: Rete 4, Canale 5 e Italia 1. È così emerso che le persone che avevano avuto accesso a Mediaset prima del 1985 avevano contribuito con un punto percentuale in più ai primi successi di Forza Italia, rispetto agli abitanti delle altre località del Paese. L’effetto politico è proseguito nel tempo: per un totale di vent’anni e cinque tornate elettorali”.
Seguono poi una serie di specifiche su come la televisione, l’infotainment abbia influenzato e influenzi le diverse fasce d’età, avendo maggior penetrazione tra giovani e over55 e tra chi ha un’istruzione più bassa. Compare inoltre un dato inquietante e forse non abbastanza approfondito. Dice Tesei: “Chi da bambino era stato esposto alla tv di intrattenimento, è diventato un adulto meno impegnato sul piano sociale e politico. E, di conseguenza, più vulnerabile alla retorica populista di Berlusconi, una volta divenuto anziano”. “Un dato – aggiunge Di Todaro – che è stato accompagnato anche da un più basso punteggio nei test cognitivi effettuati in età adulta, rispetto a quelli registrati dai coetanei che non erano stati esposti alla stessa programmazione”.
Cioè la televisione fa diventare, diciamo, meno intelligenti. Capacità cognitive a parte il risultato dell’esposizione alla tv d’intrattenimento e ai tanto amati talk show sposta voti, e li sposta verso i leader, i partiti e i movimenti che incarnano l’anima populista del Paese. Ieri, come detto, erano quindi voti portati a Forza Italia prima e al Popolo della Libertà poi. Quindi, con il declino berlusconiano, questa risacca ha portato consensi alla Lega. Ma è stato un momento perché un altro attore politico, capace di incarnare meglio e più in profondità la voglia di populismo che covava tra gli italiani, è apparso sulla scena. Ed è, nemmeno a dirlo, il Movimento5Stelle. Movimento che quindi non solo dalla rete, primo terreno ‘di caccia’ del popolo di Grillo, raccoglie consensi, ma anche dalla tv che tanto osteggia. Come testimonia infatti la ricerca è ormai dal 2015 che l’infotainment porta voti ai 5Stelle. E visto che i grillini non amano, o almeno amavano poco andare in Tv, sarebbe interessante se a portare voti a Grillo&co fossero allora le troppe apparizioni dei loro avversari, in qualche modo ‘tafazziane’. Ma su questo la ricerca non fornisce risposte.