Tassa casa story: 2012 Monti cattivo, 2013 no Imu, 2014 paghi Iuc, 2015 di più

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 27 Novembre 2013 - 15:44 OLTRE 6 MESI FA

imuROMA – Era la fine del 2011 e il cattivissimo Monti ci costringeva a pagare nel successivo 2012 24 miliardi di tasse sulla casa, quattro miliardi e passa di Imu sulla prima casa e una ventina su seconde case e altri immobili. Poi Monti passò e l’accoppiata Berlusconi-Letta uniti nel governo “larghe intese” ci ha esentato da quattro di quei 24 miliardi di tasse sulla casa, quelli sulla prima casa appunto. Nel 2013 l’Imu prima casa non si paga (anche se il Consiglio dei ministri che annulla la seconda rata di dicembre ancora lo devono fare). Nel 2014 il governo Letta, orfano ora di Berlusconi ma con Alfano rimasto a far maggioranza, farà pagare di tasse sulla casa, prima e seconda, circa 24 miliardi di tasse, tasse chiamate Iuc. Nel 2015 le tasse sulla casa saranno più di 24 miliardi perché i limiti imposti ai Comuni per non alzare aliquote valgono solo per il 2014. Dunque 24-20-24 e facciamo 28. E’ la sequenza dei miliardi di tasse sulla casa passando dal cattivo Monti al gentile Letta.

Il 2012 è stato l’annus horribilis, nel 2013 ce la caveremo ma nel 2014 torneremo a pagarla e, nel 2015, ci costerà persino più di quanto avvenne lo scorso anno. E’ la breve ma travagliata storia della tassazione sulla casa, la prima. Introdotta, anzi reintrodotta dal governo Monti come misura temporanea ed emergenziale, ci avevano promesso che sarebbe sparita. E così è stato effettivamente, ma solo per un anno. Dall’anno prossimo la tassa, sotto il nome di Tasi, Iuc o di qualsivoglia altro acronimo, tornerà. E tra due anni costerà esattamente quanto nel 2012, anzi forse anche un pizzico di più.

“Cambiano i nomi, cambiano le aliquote, cambiano le detrazioni – scrive Mario Sensini sul Corriere della Sera -, ma nel giro di un paio d’anni le tasse sulla casa, anche su quella di abitazione, torneranno al livello del 2012, il primo anno dell’Imu, quello della “stangata”. La garanzia dell’esenzione per la prima casa vivrà una sola stagione, cioè quest’anno, perché dal prossimo si tornerà a pagare, anche se un po’ meno di quanto sborsato l’anno scorso. Mentre dal 2015 il gettito delle imposte sulla casa d’abitazione sarà lo stesso di quello del 2012, forse appena un po’ più alto. (…) Erano 24 miliardi nel 2012 e saranno altrettanti nel 2015, come conferma uno studio di Confedilizia”.

In primis ci fu l’Ici, che Silvio Berlusconi eliminò in pompa magna salvo poi prevederne la rinascita. Poi fu la volta dell’Imu, introdotta da Mario Monti per far fronte all’emergenza finanziaria in cui si trovava l’Italia. Imu che, complice la campagna elettorale, molti promisero di cancellare. Una promessa di facciata più che di sostanza perché, come dimostrano i fatti, farne a meno somiglia più ad una lodevole aspirazione che ad una concreta possibilità visti i conti pubblici italiani. Dopo le promesse e le elezioni venne il tempo del governo Letta fatto dal Pd, che la tassazione sulla casa aveva assicurato di voler rivedere, e dal Pdl che la tassazione in questione aveva promesso di eliminare. Ma il governo Letta era, con Berlusconi, ed è, anche senza il Cavaliere, un esecutivo di compromesso. Così, per accontentare la “gamba destra”, l’Imu è stata cancellata. Per sempre. Ma nel 2014 ritornerà, con un altro nome certo, ma con la stessa identica sostanza.

Passato il 2013 infatti i possessori di immobili italiani, limitatamente alla prima casa, ricominceranno a pagare. Per la seconda non c’è invece nessuna sospensione. E gradualmente ma nemmeno troppo pagheranno come nel 2012. Per il 2014 sono infatti previsti dei tetti alle aliquote che i comuni potranno applicare, ma solo per il 2014. Dal 2015 invece, senza tetti di sorta, come stima Confedilizia il gettito da questo tipo di tassazione tornerà ad essere quello del 2012.

Più che di cancellazione sarebbe quindi corretto parlare di sospensione della tassa sulla prima casa. L’Imu, è vero, non tornerà. Ma chi è chiamato a pagare distinguerà tra Imu, Tasi o Icu? Ovviamente no. Le sigle, usate solitamente per semplificare ed abbreviare delle diciture altrimenti eccessivamente lunghe, svolgono in questo caso una mera funzione di specchietto per le allodole. Servono cioè a confondere i contribuenti nella speranza che nel passaggio dall’Imu alla Tasi a qualcuno sfugga che la tassa sulla prima casa c’è e lotta insieme a noi.

Certo delle differenze nei conti del singolo contribuente ci saranno. Diversi sono gli sgravi e diverso sarà il conteggio finale. Qualcuno quindi si troverà a pagare un po’ meno rispetto al passato mentre altri, al contrario, pagheranno persino un po’ più. Se però, come diceva Totò, è la somma che fa il totale, guardando alle proiezioni di Confedilizia appare chiaro che la travagliata storia della tassa sulla prima casa è in realtà una gigantesca “ammuina”. Cambiare tutto, per lasciare tutto uguale.