Troppi poveri (28%) ma meno miseria. Troppi risparmi: 74 mld

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 23 Novembre 2015 - 12:35 OLTRE 6 MESI FA
Troppi poveri (28%) ma meno miseria. Troppi risparmi: 74 mld

Troppi poveri (28%) ma meno miseria. Troppi risparmi: 74 mld

ROMA – Che razza di crisi economica e sociale sia quella italiana non è facile afferrare in pieno. Soprattutto perché non è semplice cogliere tutti i connotati della crisi che sono appunto sociali ed economici. Le due categorie di fenomeni si sovrappongono temporalmente ma non sono di identica natura, anzi.

Si prendano gli ultimi dati Istat, dicono che in Italia ci sono ancora troppi poveri. Troppi, decisamente troppi: il 28 e passa per cento della popolazione a rischio povertà non è percentuale gestibile in una equilibrata democrazia. Ignota e opinabile è quale sia la misura, il metro della povertà tollerabile secondo giustizia sociale. Giustizia sociale che è appunto parametro soggettivo. Giustizia sociale ognuno ha la sua, tutti però devono fare i conti con un processo di corrosione e avvelenamento della convivenza pubblica quando uno su quattro rischia statisticamente la povertà.

Troppi poveri ma meno miseria: da un anno all’altro la percentuale dei “gravemente deprivati” (orribile formula sociologica ad indicare ad esempio chi non regge spesa imprevista per 800 euro) è calata dal 12,3 per cento all’11, 6 per cento. Troppi poveri e meno miseria sembrano una contraddizione in termini. Ma così non è, vuol dire, può voler dire un arretrare dell’occupazione, una stagnazione dei salari e insieme una certa efficacia delle pubbliche protezioni sociali nelle varie forme del welfare e del sostegno pubblico.

Ma dove la contraddizione sembra lampante è nel dato che vede nello stesso anno i soldi “liquidi” degli italiani aumentare netti di 74 miliardi incrementando così il già enorme “deposito Italia”. Famiglie e imprese e banche hanno messo “sotto il materasso” 74 miliardi in più dell’anno prima. Dunque una sempre crescente disponibilità di “liquidi” convive con un rischio concreto povertà per un italiano su quattro. Sembrano dati l’uno in arrivo dal pianeta Giove e l’altro da Marte. E invece siano su Terra-Italia dove non solo convivono ma concorrono a creare “l’habitat”.

Habitat di questa crisi sociale ed economica non è la miseria, la mancanza di denaro e risorse. Habitat è la penuria di investimenti, impresa, lavoro, fiducia, consumi. L’Italia sempre più è e resta un paese ricco che tesaurizza ricchezza ma che ricchezza non ne produce più. Infiniti e in buona parte noti i motivi. Sta di fatto che nessuna strategia di redistribuzione della ricchezza o di tassazione/detassazione o di spesa in deficit o di taglio spesa pubblica può affrontare da sola e come medicina ad hoc la patologia di un paese imbottito di risparmio (e di soldi) e mendico, quasi pezzente, quanto a produttività, efficienza, innovazione.