Visti dagli Usa: Roma brucia…l’Europa. E Italia decade come Venezia

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 21 Febbraio 2013 - 15:05| Aggiornato il 22 Luglio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Roma brucerà e l’Italia farà la fine della Venezia dei Dogi”. Nulla a che fare con i meteoriti russi e il possibile Papa nero. Non c’entrano in questo caso le profezie catastrofiste che tanto amiamo. Si tratta, al contrario, di una lucida analisi fatta da chi l’Italia guarda dal di fuori. Reuters, Cnbc, l’ex direttore dell’Economist. Spettatori privilegiati e competenti che prevedono per il nostro Paese un futuro tutt’altro che roseo. La Venezia dei Dogi, per intendersi, è quella che nel giro di qualche secolo da regina indiscussa del Mediterraneo e dei commerci si ridusse a piccola realtà locale fino a divenire un possedimento asburgico.

“L’Italia appare destinata a finire come La Serenissima – dice l’ex direttore dell’Economist Bill Emmott alla Cnn – Venezia era nel Medioevo la città più florida e potente del Mediterraneo ma nel XIV secolo la sua élite decise di chiudere le porte agli stranieri e di nazionalizzare il commercio dando inizio al declino”. Analisi impietosa che arriva però da chi il nostro Paese ben conosce. E’ infatti Emmott l’autore del film documentario ‘Una fidanzata in coma’, il lungometraggio al centro delle polemiche perché non trasmesso al Maxxi che ha come oggetto e soggetto proprio l’Italia. E vede Emmott un parallelo, una simmetria tra la cronaca veneziana di sei secoli fa con quella italiana di oggi: l’Italia è stata il “cuore del boom europeo negli Anni Cinquanta e Sessanta ma è oggi vittima delle proprie leggi restrittive sul lavoro e dell’esplosione del debito pubblico, dovuto a Sanità e pensioni”, con l’aggravante che “il reset del governo Monti ha lasciato gran parte dei problemi irrisolti”.

Non è però il solo, l’ex direttore dell’Economist, a veder nero il futuro del nostro Paese. I timori in questo senso sono condivisi dalla quasi totalità dei media Usa e del resto del mondo che vedono nell’instabilità e nell’ingovernabilità le due principali problematiche e i due principali ostacoli sul cammino dell’Italia. Per molti il fenomeno Grillo, che è ormai riduttivo definire solo fenomeno, è il volano e l’acceleratore di questa situazione visto che si pone più che altro come distruttore, forte di un ampio consenso, ma senza nessuna apparente pulsione costruttiva e propositiva.

Un servizio della Cnbc descrive il comico genovese come “un’epidemia irrefrenabile” in un lungo servizio a lui dedicato, servizio secondo cui il Movimento 5 Stelle “attraversa un momento positivo e può sfidare i favoriti” attingendo “al 30 per cento di elettori ancora indecisi”. “Grillo è anti-austerity, anti-Europa e anti-euro – sostiene la Cnbc – e può raccogliere non solo il voto di protesta ma anche quello di elettori poco convinti di Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani”.

E’ poi la prestigiosa agenzia Reuters a sintetizzare l’idea che all’estero hanno del nostro Paese. Un’idea che forse non pochi condividono anche in Italia ma che nessuno o quasi ha il coraggio di verbalizzare. La crisi italiana, spiega l’agenzia britannica, è talmente profonda da prevedere che “Roma brucerà indipendentemente dai risultati elettorali. Nessun blocco politico avrà la forza di affrontare i mali all’origine della crisi che ha fatto dell’Italia l’economia europea più debole degli ultimi venti anni e ciò può riportare l’Eurozona nell’instabilità”. Incapaci quindi, noi italiani, di risolvere i nostri problemi, troppo grossi e troppi antichi per essere affrontati da questa classe dirigente. E problemi che, se come prevede la Reuters non troveranno soluzione, potranno estendere i loro malefici effetti a tutta l’economia continentale.