Venezia in barca, sette anni di telecamere col morto

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 21 Agosto 2013 - 13:29 OLTRE 6 MESI FA

venezia (2)VENEZIA – Un telegiornale non è un vangelo ma la storia raccontata e illustrata dal Tg4 somiglia molto ad una parabola. Triste e umiliante parabola dal titolo: Venezia, sette anni di telecamere col morto.

Telecamere che inquadrano e registrano il traffico delle imbarcazioni nei canali e in laguna. Telecamere che non solo ci sono, ma sono anche pubblicizzate in pompa magna sul sito del Comune. Sono le telecamere, tante, installate per monitorare il traffico della città lagunare. Un traffico caotico che pochi giorni fa è costato la vita ad un turista tedesco. Gli occhi elettronici monitorano e controllano, scovano infrazioni e poi…Poi non succede nulla. Niente multe, quindi niente regole, ognuno naviga come gli pare. Telecamere accese e rese inutili, diceva il telegiornale, perché non sono state ancora omologate rispetto alle regole sulla privacy. Guardano quindi, le telecamere, impotenti ed inutili.

La realtà sembra un po’ più complessa e articolata di come l’ha raccontata il telegiornale. Fino a pochi mesi fa, per sette anni, le telecamere hanno svolto la loro funzione di registrare quel che succede. Grazie a ciò, Procura della Repubblica potrà ad esempio ricostruire la dinamica dell’incidente della gondola.

Ad aprile 2013, il Comune di Venezia ha chiesto l’autorizzazione al Garante per utilizzarle a fini di repressione delle infrazioni.

Non è chiaro se fino a quel momento il Comune aveva già usato le telecamere per le multe e alla fine qualcuno si è accorto che ci voleva il visto del Garante, oppure se proprio non lo hanno mai fatto e si sono svegliati in ritardo. Fatto sta che il Garante ha chiesto chiarimenti al Comune e in luglio ha anche chiesto al Comune un incontro per definire la vicenda, ma l’estate forse ha ritardato i tempi della risposta. Di qui la mancanza di omologa.

L’esistenza delle telecamere in questione è cosa nota e a chiunque volesse verificare basterà una semplice visita sul sito del Comune veneziano per trovarne la conferma.

Il sistema di telecamere veneziano si chiama Argos e, sul sito del Comune, viene presentato così:

“Il sistema tecnologico informatico denominato ARGOS (Automatic & Remote Grand Canal Observation System), consente il controllo in tempo reale del flusso di traffico acqueo, tramite l’analisi continua, l’estrazione delle informazioni sui percorsi delle unità, la definizione della densità del traffico in funzione delle fasce orarie previste per l’accesso alla Zona a Traffico Lagunare Limitato, contribuendo così all’obiettivo di garantire il massimo livello di sicurezza per la navigazione e di favorire sia la conoscenza che l’organizzazione dello stesso traffico acqueo, finalizzata alla riduzione del moto ondoso”.

Bello, senz’altro utile si penserà leggendo. E poi la presentazione continua:

“Il Sistema Argos è attualmente in funzione mediante 17 postazioni operative (14 postazioni lungo il Canal Grande e 3 postazioni presso l’Isola del Tronchetto). Nel corso del 2009 è stato approvato e finanziato il progetto per l’installazione di 15 nuove postazioni nei principali rii/canali di collegamento e attraversamento (Rio Novo – Rio di Ca’ Foscari, Rio di Noale – Rio della Misericordia, Rio di Santa Giustina, Rio dei Greci e Rio della Pietà) e l’adeguamento del sistema di informazione alla cittadinanza (FORUM ARGOS) e l’avviamento e la formazione degli operatori”.

Il tg Mediaset su questo punto aggiunge che le telecamere in questione sono lì belle e funzionanti da 7 anni.

Resta da vedere cosa il Comune di Venezia ne ha fatto delle sue telecamere e, nel caso che in questi sette anni siano fioccate migliaia di multe, come i veneziano abbiano reagito allo sforzo repressivo del Comune.

Ma torniamo al sito del comune veneziano:

“ARGOS  è un sistema innovativo per il controllo della navigazione in Canal Grande. Grazie a una serie di sensori distribuiti lungo il canale, capaci di tracciare la posizione, la velocità e la direzione di ciascun natante, Argos consente:
– un monitoraggio continuo e in tempo reale del traffico di imbarcazioni
– l’identificazione immediata di situazioni critiche (incidenti, congestioni) e la pronta adozione di interventi risolutivi da parte della polizia municipale
– l’individuazione di violazioni e comportamenti illeciti tenuti dai conducenti delle imbarcazioni, permettendo un’efficace azione repressiva
– una miglior organizzazione del traffico acqueo e una conseguente riduzione del moto ondoso nei punti nevralgici della città”.

Ecco a cosa servono le telecamere, spiegato chiaramente anche se, a logica, nemmeno ce ne sarebbe bisogno. Se le telecamere ci sono serviranno evidentemente a monitorare, controllare e sanzionare eventuali comportamenti scorretti. Ma i comportamenti scorretti a Venezia, e specie nel trafficatissimo Canal Grande, non sono eventuali e, finora, nemmeno sanzionati. Il telegiornale Mediaset ha mostrato spezzoni di nastri in cui si vedono, minuto per minuto, ora cinque, ora sette imbarcazioni che in uno stretto specchio d’acqua tutte insieme sfondano e sforano i limiti di velocità. Infrazioni quotidiane e di massa stampate e documentate su nastro di telecamera cui mai segue sanzione e quindi di fatto tollerate. Telecamere che vedono ogni minuto eccessi di velocità, imbarcazioni che tagliano la strada ad altre imbarcazioni, manovre errate eppure non possono far nulla. Niente multe, niente sanzioni in nome della privacy va tutelata. Fino a sette anni di telcamere, col morto, il turista tedesco rimasto schiacciato e ucciso nella collisione tra un vaporetto e una gondola.