Se “La corrispondenza d’amorosi sensi “ ha il prezzo di un reato…
Per garantire il meritato riposo e l’onorata sepoltura, i parenti del defunto arrivavano a pagare anche 800 euro.
Che al cimitero di Santa Maria dei Rotoli, a Palermo, da tempo ci fossero problemi organizzativi, in città era cosa nota e all’attenzione del Comune da tempo. Si parla di una media giornaliera di 500 bare in attesa di tumulazione.
Cimitero con lunga lista d’attesa
Quello che non era noto, almeno fino a ieri, era il sistema “salta fila “ a pagamento. Che era stata messo in piedi per garantire al defunto – e quindi ai familiari – la dovuta sepoltura. “Baipassando” la regolare lista d’attesa.
Sembra essere un sistema collaudato. Cui hanno fanno ricorso in molti ( dalle carte emergerebbe anche il nome di un consigliere comunale ), quello che ieri ha portato all’arresto dell’ex Direttore del cimitero di Rotoli.
Un sistema che coinvolgerebbe numerose persone – come sostiene il Gip. Dai burocrati, alle pompe funebri, passando per i seppellitori. Che, in cambio di mazzette, trovavano lo spazio anche a costo di profanare altre tombe.
Se il posto non c’è con 800 euro lo si trova
Infatti, quando spazio per il defunto proprio non c’era, lo si “creava”. A costo di disseppellirne un altro senza neanche l’autorizzazione sanitaria.
Dalla ricostruzione dei fatti si parla anche di un campo di scarto, una sorta di “fossa comune” dove venivano “depositati” i resti dei corpi estratti.
I carabinieri, riferisce il Giornale di Sicilia, hanno documentato “condotte concussive e corruttive”. Dietro il pagamento di somme di denaro non dovute (fino ad 800 euro), ci si adoperava per reperire illecitamente delle sistemazioni per le sepolture. Senza osservare il rigoroso ordine cronologico imposto dai regolamenti cimiteriali.
Era stata, inoltre, evidenziata la gravissima situazione di degrado del cimitero cittadino. Al cui interno le salme in attesa di sepoltura rimangono in giacenza per diversi mesi, causando problemi sotto il profilo igienico-sanitario.
Il meccanismo faceva leva sulla disperazione dei parenti che, pur di non lasciare il proprio caro “sospeso” e piangerlo con dignità, accettavano di sottostare al ricatto.