Sicilia e covid, cerchiamo di capire. Non mi do pace, da quando ha iniziato a circolare la notizia dell’arresto di alcuni funzionari dell’assessorato alla Sanità della regione Siciliana. L’assessore Ruggero Razza, indagato, si è dimesso, respinge le accuse e prende tempo, avvalendosi della facoltà di non rispondere.
Dalla trascrizione di alcune intercettazioni, egli avrebbe chiesto di “spalmare” i dati dei morti da covid per non superare la soglia dei 20 giornalieri.
Soglia che si sarebbe alterata in conseguenza degli errati rilievi generali, quelli che giornalmente si rendicontano all’ISS.
Le indagini dimostrerebbero infatti la falsificazione dei dati trasmessi all’ ISS. Si sostiene che la macchina abbia mentito per “svicolare” la zona rossa. Il presidente della Regione Nello Musumeci prende le distanze dal fatto in sé – sostenendo di non essere mai stato messo a conoscenza di quanto riportato dalla stampa – ma contestualmente difende l’operato dell’assessore.
I fatti sono evidentemente di una gravità assoluta, perché la manipolazione dei dati avrebbe potuto – o magari ha messo – a repentaglio la vita di miglia di persone: meno morti dichiarati, meno misure di prevenzione. Meno contagi presunti, più posti liberi fittizi in ospedale. Ergo: tutta la pianificazione, sia in termini di prevenzione che di cure, potrebbe essere stata evidentemente fondata su equazioni matematiche falsate.
La Sicilia per un anno se l’è cavata
La Sicilia, che se ne voglia dire, per un anno ha scampato il peggio. Chissà, forse solo per fortuna o per il clima o per chissà quale congiuntura astrale, ma ha scampato l’ecatombe. Ed è innegabile che abbia, se pur con un sistema sanitario “striminzito”, retto il colpo.
Come è indubbio che lo abbia retto con molte, moltissime meno risorse della Lombardia.
E oggi la Sicilia è fra le regioni più virtuose per la somministrazione dei vaccini.
Eppure tutti, i politici in primis, da stamattina sentenziano con il solito fare di chi sta in cattedra. E mentre attaccano lui, screditano tutta la Sicilia.
Tutti sparano a zero, puntano il dito “sull’adultero ” ma in pochi si stanno ponendo la domanda: perché e per chi? Quale reale vantaggio avrebbe portato e a chi, questa falsificazione? Che poi, nel caso dei morti, sembrerebbe trattarsi di una “rimodulazione” pianificata come conseguenza di errori di trasmissione. Errori che nei mesi di pandemia sono avvenuti in molte altre regioni: Lazio, Lombardia, Campania…
I bollettini che sono stati diffusi quotidianamente in questo anno hanno subito spesso variazioni (quasi sempre in aumento) e riportavano quasi sempre un asterisco (non completi, da completare, da verificare, manca una provincia manca una regione ecc.).
Questo perché non abbiamo una macchina pubblica digitalizzata e digital responsive. E se un burocrate a fine giornata ha dimenticato di inserire un dato o non l’ha inserito perché la linea è collassata, il dato non finisce nella conta. Punto a capo. E il giorno dopo si spalma. Che male c’è? Si scoprirà che l’hanno fatto in tanti in Italia, vedrete. Forse semplicemente, non tutti sono stati intercettati.
Non si può peccare di miopia sul caso della Sicilia
La mia non vuole essere una difesa cieca di questo sfrontato comportamento, ma neanche possiamo essere miopi. Tutti, e dico tutti, in tutta Italia, hanno dato i numeri. E mi pare che continuino a darne, con i numeri dei vaccini. La mano destra non sa cosa fa la mano sinistra, perché la nostra pubblica amministrazione è quella che è. Le informazioni sono circolate male su molti fronti. La Sicilia, non mi pare il peggior esempio.
In queste rimodulazioni più che il dolo e la scelleratezza, ci leggo pressapochismo e un Paese gestito per telefono. Quello che contesto ai signori dell’assessorato ovvero a tutti quelli che, direttamente e indirettamente, sono coinvolti in queste sabbie mobili, è la mancanza di trasparenza. L’errore di carico dati, si palesa. Non si manipola. Né per codardia, né per paura, né per essere i primi della classe.
Ben più grave sono i numeri aumentati sui tamponi, che avrebbero avuto come effetto immediato una scorretta lettura dell’RT. E qui mi fermo perché non ho elementi sufficienti per andare avanti. Ma sulla dirigente “mettici duemila tamponi rapidi in più” finita agli arresti, qualche dubbio sulla sua buona fede mi rimane. Perché un conto è coprire un errore, diluendo i dati. Un conto è inventare un dato.
Perché poi, gli assessori vanno. Ma i buracrati restano.