Renzi e le sue astuzie fiorentine, mancava lui a far da cornice alla crisi di Governo

di Antonio Buttazzo
Pubblicato il 13 Agosto 2019 - 05:30 OLTRE 6 MESI FA
matteo renzi

Matteo Renzi (Ansa)

ROMA – Mancava Renzi con le sue astuzie fiorentine a far da cornice alla crisi di Governo, la prima, nella storia della Repubblica, annunciata in braghette da bagno dalle spiagge di mezza Italia.

Mentre tra un mojito e quattro salti al ritmo della macarena, il ministro degli Interni liquidava Conte e Di Maio, a Roma si consumava l’ennesimo psicodramma del Pd, costretto a fare i conti con l’iperattivismo di Matteo Renzi, ansioso come mai di pareggiare i conti con chi, a suo dire, lo ha costretto all’esilio di Pontassieve.

Forte del numero di parlamentari eletti con liste da lui formate, il 70% del totale alla Camera come al Senato, Renzi si appresta ad operare la scissione annunciata da tempo. Sa che in caso di elezioni anticipate, si invertirebbero i rapporti di forza nel partito e quindi non potrà più contare su di un cosi grande numero di parlamentari a lui fedeli, con il risultato di contare sempre meno. Meglio quindi anticipare i tempi e col pretesto di un governo istituzionale che dovrà salvare l’Italia – fregola ferragostana comune a tutti i politici – smarcarsi dal partito, creare un nuovo gruppo, ma soprattutto allearsi con i detestati 5stelle, usciti piuttosto mal conci dall’esperienza di Governo. Magari con la sponda di quel poco che è rimasto di Forza Italia.

Si è cosi conclusa la parabola dell’abatino di Firenze. La sagra a base di chiacchiere e chincaglierie, inaugurata alla stazione della Leopolda 9 anni fa, ha dato i suoi frutti. Appropriandosi del partito Democratico lo ha trainato verso destra, svuotandolo del suo patrimonio di idealità, trascinandolo tanto in basso nei consensi da apparire irrilevante. Ed ora lo spacca in due, mentre insegue l’obiettivo di sempre. L’occupazione del potere, con chiunque, a qualunque costo.