Governo: diarchia Lega-M5s, Conte sparito. Ma Salvini, più scafato, ha “fregato” i grillini…

di Antonio Buttazzo
Pubblicato il 23 Luglio 2018 - 05:27 OLTRE 6 MESI FA
Governo Conte: diarchia Lega-M5s, Conte sparito. Ma Salvini, più scafato, ha "fregato" i grillini...

Governo: diarchia Lega-M5s, Conte sparito. Ma Salvini, più scafato, ha “fregato” i grillini…

ROMA – La spartizione degli affari di Governo da parte dei due maggiori partners dell’esecutivo, dimostra ciò che era ampiamente prevedibile [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] sin dal momento della stipula del “contratto” su cui si fonda l’accordo penta-leghista. Salvini, più accorto ed esperto di Di Maio, ha avuto molta cura nello scansare i dossier spinosi che invece ha lasciato ai grillini.

Temi economici ed occupazionali, infrastrutture, Ilva, Alitalia, pensioni, materie delle quali si sta esclusivamente occupando la leadership grillina. Con i risultati sotto gli occhi di tutti.

Il pressappochismo sta venendo a galla piano piano, e non bastano le urla al (solito) complotto di Di Maio per nascondere quello che oramai è chiaro a tutti: la classe politica 5stelle è totalmente inadeguata ad affrontare i complessi temi economici e sociali che sono sul tappeto.

Al netto delle “manine” sabotatrici di un decreto chiamato (chissà da chi) “dignità”, bollato dai tecnici del ministero dell’economia, da quelli dell’Inps e finanche da Confindustria, come foriero di più problemi di quanti non si proponga di risolverne, l’azione di Governo è priva di quelle competenze necessarie per affrontare i difficili nodi economici italiani.

E parliamo solo di un decreto che, per quanto importante, è in fondo collaterale ai temi forti previsti dal “contratto” cioè la flat tax, l’abolizione della Fornero, il reddito di cittadinanza, tutti temi ancora da affrontare ma che sono slittati a data imprecisata e sui quali pende la scure del MEF che dubita delle coperture finanziarie necessarie alla loro realizzazione.

Ma il punto ed il problema principale è l’imbarazzante assenza di una guida politica che dovrebbe garantire la unitarietà ed il coordinamento dell’azione di Governo.

Ruolo che farebbe capo al Premier, che invece appare del tutto defilato (meglio, proprio assente) sui temi strategici dell’economia e della politica di Governo più in generale.

Oramai, lo si vede (elegantissimo) solo nelle foto di posa dei vertici internazionali. L’altro vice premier, Salvini, capitalizza invece il favore popolare attraverso la gestione di compiti che garantiscono visibilità e consenso.

L’assenza di una guida politica e di coordinamento apicale lo aiuta senz’altro. Riesce cosi a scantonare di competenze con grande facilità, senza che alcuno lo richiami all’ordine.

Si occupa di politica estera, difesa, porti, nella certezza che le sbiadite figure che dovrebbero occuparsi di quei dicasteri, non metteranno il becco nei suoi sistematici diktat. Meno ancora lo farà Conte che pure avrebbe il dovere istituzionale di farlo.

Insomma è oramai palese che l’incarico affidato a Conte e cosi tanto sollecitato da Mattarella ai due maggiori partiti, altro non sia stata che la foglia di fico attraverso cui ammantare di nobiltà politica un esecutivo in mano ad una diarchia che non si sforza neanche di salvare le apparenze, esercitando uti dominus un potere totale sul Paese.

L’assenza di una guida politica ed istituzionale allo stesso tempo, assume rilievo proprio quando sarebbe necessaria a dirigere e se del caso, correggere operativamente, gli errori dovuti alla incompetenza di Di Maio ed alle intemperanze di Salvini che, inopportunamente, assume ruoli che involgono responsabilità più generali dell’azione di Governo.

Meglio sarebbe stato affidare direttamente al leader leghista l’incarico di Governo. Almeno, la responsabilità politica sarebbe caduta, come vuole la Costituzione, direttamente su di lui.