Ignazio Marino dimissioni, Roma ostaggio di malavita e…

di Antonio Buttazzo
Pubblicato il 9 Ottobre 2015 - 06:00 OLTRE 6 MESI FA
Ignazio Marino, dimissioni e lettera aperta tutta successi

Ignazio Marino, dimissioni e lettera aperta tutta successi

Nel tentativo di tirarsi fuori dai guai, con quella lettera aperta, Ignazio Marino fa più guai di quanti si proponga di risolverne. Il testo, in perfetto stile curiale, ripercorre tutti i suoi successi sorvolando elegantemente sulla realtà che i cittadini di Roma vivono ogni giorno sulla loro pelle.

Una città sempre più sporca, trafficata, in ostaggio di malavita, corporazioni e lobby che fanno il bello ed il cattivo tempo provocando un deficit di vivibilità che neanche il noto spirito di sopportazione dei romani riesce più a tollerare. Altri poteri, più forti dei suoi, non lo amano, l’ansia commissariatrice di Renzi gli ha affiancato prima Orfini poi Gabrieli, di fatto più che dimezzando i suoi poteri.

Alla fine, ci mancava pure il Papa a prendere le distanze esternando il suo gesuitico sarcasmo a 9.000 metri di quota. Ma resta il fatto che alla fine, il sindaco è comunque costretto a dimettersi sulla base di un atto squisitamente politico e cioè il venir meno della fiducia da parte della maggioranza che lo sostiene, PD e SEL che, seppure in maniera quanto meno impropria, gli avevano consigliato di dimettersi altrimenti lo avrebbero sfiduciato in Assemblea.

Il pretesto è stata la vicenda degli scontrini, faccenda in merito alla quale francamente Marino non ha saputo che pesci pigliare, restando cosi in balia di rumors più forti del suo debole ufficio stampa. Tuttavia, la sfiducia assembleare poteva essere il modo attraverso cui ottenere davvero quella verifica che ora, con la sua lettera, chiede, e poteva ottenerla col mettere di fronte alle proprie responsabilità i partiti che lo hanno (?) sostenuto, con un discorso forte e chiaro di denuncia anche dei gruppi consiliari a lui dimostratisi infedeli per troppa fedeltà a Renzi.

Dopo di chè andarsene elegantemente, vincendo politicamente e soprattutto umanamente, evitando di trasformare una vita densa di soddisfazioni in una Caporetto come sta accadendo. Questa provocatio ad populum comunicata a mezzo stampa ha invece il sapore del ricatto di chi, con la corda al collo, non ha più nulla da perdere e spera che nei 20 giorni che gli concede la legge qualcuno gli slacci il cappio e lo faccia sopravvivere per permettergli di impedire che non “tornino a governare le logiche del passato del consociativismo e del meccanismo corruttivo mafioso”che senza di lui avrebbero travolto il Pd ed il campidoglio.

Come Luigi XV avrebbe detto alla marchesa di Pompadour, madame, apre’ moi, le deluge!