Palamara, perché i testi gli sono stati negati? Ricorso alla Corte europea?

di Antonio Buttazzo
Pubblicato il 9 Ottobre 2020 - 18:22 OLTRE 6 MESI FA
Palamara (nella foto), perché i testi gli sono stati negati? Ricorso alla Corte europea?

Il membro togato del Consiglio Superiore della Magistratura, Luca Palamara, durante il dibattito sull’ipotesi di riforma dell’ordinamento giudiziario, a Palazzo dei Marescialli, Roma 13 settembre 2016. ANSA/CLAUDIO PERI

Conclusa la mattanza, nella tonnara è rimasto impigliato solo un tonno, quello che si agitava di più.

Palamara radiato. I pescatori avevano buoni motivi per evitare la pesca a strascico e, alla fine, si sono accontentati del pesce meno furbo, lasciando, almeno per il momento,che gli altri si mettessero in salvo. Palamara è stato espulso dall’ordine giudiziario.

Lo ha deciso il CSM in sede disciplinare. All’esito di una camera di consiglio che qualcosa suggerisce essere stata commoventemente unanime nel decidere la sua radiazione.

Meglio non averlo più tra i piedi, avranno pensato i consiglieri riuniti a Palazzo dei Marescialli.

Palamara può ricorrere in Cassazione

Potrà ricorrere ovviamente (davanti le Sezioni Unite Civili della Cassazione). Tuttavia la decisione svela la natura profondamente ingiusta del  provvedimento .Assunto senza che sia stato rispettato il diritto di difesa del magistrato. Tanto che il suo difensore ha adombrato la possibilità di ricorrere davanti alla Corte Europea a Strasburgo.

Il CSM infatti ha negato la possibilità di escutere alcuni testimoni a discarico. Una cautela doverosa. Atteso il possibile esito del procedimento disciplinare.

Probabilmente è stato tutto condotto in maniera formalmente ineccepibile ma non è questo il punto.

Appare chiaro che la lesione al prestigio e all’onore della magistratura sia stato desunto dalle intercettazioni che hanno interessato un gran numero di magistrati e poco altro più.

Captazioni peraltro permesse (dalla legge) solo in funzione di una accusa caduta nel corso delle indagini (corruzione in atti giudiziari). Il cui contenuto, doverosamente, nel corso del processo perugino, nei limiti della loro utilizzabilità, verrà sottoposto ad una perizia.

Il nodo delle intercettazioni

Materiale grezzo dunque, inidoneo a fondare la responsabilità penale, ma utilizzato per espellere Palamara prima di una sentenza definitiva che accerti la sua colpevolezza.

I procedimenti disciplinari, hanno norme proprie, modulate in base alle esigenze che si propongono di tutelare.

Esistono, mutuate dai più garantisti istituti processuali, una serie di misure cautelari. Aatte ad evitare che la  perdurante condotta illecita posta in essere dall’incolpato (nel caso dei procedimenti disciplinari a carico dei magistrati) sia neutralizzata.

La sospensione dalle funzioni e dallo stipendio, è una di queste ed è quella applicata a Palamara già dall’inizio dell’inchiesta di Perugia.

Quali ragioni impedivano al CSM di attendere l’esito del processo penale perugino, resta un mistero che però lascia scorgere la natura politica del pronunciamento.

È il punto è questo.

Il CSM, in attesa di una futuribile incisiva riforma continua a svolgere un ruolo politico che utilizza con grande spregiudicatezza.

Palamara fuori dall’Ordine Giudiziario significa escludere che lo stesso, in futuro, possa coinvolgere altri nelle responsabilità che invece sono sistemiche.

Molti se la caveranno con qualche trasferimento e qualche mese di perdita di anzianità.
Ma il sistema correntizio, che è il vero problema della magistratura resterà poco indagato. Riducendosi alla lunga a noiosi strepiti giornalistici.

Il sistema non processa se stesso, questa è la verità.

Una verità amara per la Giustizia.