Processo penale, fenomenologia della sua scomparsa. Non era riuscito a Torquemada ma la tecnologia aiuta la Procura

di Antonio Buttazzo
Pubblicato il 21 Marzo 2021 - 07:07 OLTRE 6 MESI FA
Processo penale, fenomenologia della sua scomparsa. Non era riuscito a Torquemada ma la tecnologia aiuta la Procura

Processo penale, fenomenologia della sua scomparsa. Non era riuscito a Torquemada ma la tecnologia aiuta la Procura

Processo penale, fenomenologia della sua progressiva scomparsa. Non era riuscito neanche all’andaluso Tomas de Torquemada, vecchio frate domenicano col pallino della segretezza, di rendere inaccessibile la practica rerum criminalium.

L’opera dell’inquisitore spagnolo “Compilación de las Instruciones de la santa Inquisición” è un modello di garantismo.

Rispetto alle disposizioni, ai decreti, alle circolari e così via, buttate lì un po’ a casaccio in questi giorni. A Governo e Parlamento, Ministri e Presidenti di Tribunali, Procuratori della Repubblica e persino Cancellieri. Che vorrebbero essere attuative di un futuro “processo penale telematico”.
 

Processo penale sempre più simbolo di regime totalitario

La dematerializzazione del processo penale è il sogno di ogni regime autoritario.
 
Fare scomparire Aule e Cancellerie, dove da secoli, attraverso il rito, si celebra la sapienza del diritto, è qualcosa di impensabile per le conseguenze sociali e politiche e non solo giuridiche che comporta.
 
Rendere difficoltoso l’accesso al processo, l’estrema burocratizzazione delle procedure, peraltro non omogenee su tutto il territorio nazionale, genera disaffezione e sfiducia nella giustizia.
 
L’interlocuzione telematica, la sola ammessa con gli uffici giudiziari, non è, al momento, garanzia di corretto adempimento dei tanti oneri connessi alla funzione difensiva.
 
Per contro, i potenti uffici delle Procure della Repubblica, dettano regole spesso contra legem che sfiancano l’avvocato. Costretto per 3/4 del suo tempo a smanettare su qualsiasi device a sua disposizione. Per avere ragione del Moloch messo in piedi dalla Amministrazione Giudiziaria chiamato PST (Portale Servizi Telematici). Unico mezzo attraverso cui esercitare la tutela giurisdizionale dei diritti del proprio assistito.

Procedure di accesso agli atti sempre più oscure

E mentre da un lato si rendono oscure le procedure di accesso al processo. E si nascondono i luoghi fisici dove esso va celebrato. Dall’altro si celebra indecentemente la muscolarità del diritto attraverso i media. Dove viene esaltata la funzione punitiva dello Stato amministrata dai Procuratori della Repubblica. I grandi sacerdoti della Giusitizia. Che pretendono (ed ottengono) che  sia data ampia visibilità alle loro eroiche gesta.
 
Un evidente corto circuito concettuale, invero difficilmente comprensibile e meno ancora accettabile in uno Stato di Diritto.
 
Quando le ragioni dell’Amministrazione prevalgono su quelle di una piena ed effettiva Giurisdizione. A garanzia delle tutele collettive ed individuali. Si cade nel Regime.
 
Resta da capire se quanto sta accadendo al processo penale sia solo il frutto della disorganizzazione, male atavico del nostro sistema giudiziario. O non il frutto di un disegno teso a limitare progressivamente le garanzie costituzionali.
 
Un dubbio tanto fondato quanto inquietante che  forse impone qualche riflessione in più.