Renzi contro Gentiloni per Visco. La defezione imposta a “suoi” ministri è quasi eversione

di Antonio Buttazzo
Pubblicato il 29 Ottobre 2017 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
renzi-gentiloni

Renzi e Gentiloni

Non so se si è colto in pieno il significato giuridico e politico della defezione che Renzi ha imposto ai suoi fedelissimi, quando ha loro impedito di partecipare al Consiglio dei Ministri che doveva confermare Visco governatore di Bankitalia.

Dal punto di vista giuridico, rappresenta uno strappo incompatibile con la legalità costituzionale.

Il plenum del Consiglio dei Ministri, garantisce l’univocità della azione del Governo.

La collegialità delle decisioni dell’Esecutivo è indispensabile alla attuazione politica delle scelte perseguite.

Dal punto di vista politico ed istituzionale è invece la prova del disprezzo di Renzi per il ruolo di un organo di autonomia come il governatore di Bankitalia, che dovrebbe restare escluso dalle bagarre partitiche, tanto è vero che la sua nomina è disposta con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri (ed udito il parere del consiglio superiore della Banca Centrale, art.19 L.262/05).

Ne consegue che esso dovrebbe quindi essere composto nella sua forma più qualificata.

Tra le pieghe della bassa fucina in cui Renzi forgia le sue strategie di pessima qualità, si legge chiaramente il proposito dello statista di Rignano sull’Arno.

E soprattutto dei suoi obiettivi che sempre più chiaramente si chiamano Paolo Gentiloni e Marco Minniti, quest’ultimo significativamente non incluso tra i ministri cagionevoli di salute che hanno disertato la seduta di Governo nella quale doveva proporsi la osteggiata nomina di Visco.

Renzi comincia a temere la disfatta della prossima settimana in Sicilia che potrebbe indurre uno sempre in agguato come Franceschini a proporre l’attuale premier, o il suo ministro degli interni, come candidato premier.

E Franceschini non è Orlando o Emiliano, è uno che nel PD conta davvero.

A Renzi così stando le cose, per sperare prima o poi di tornare a governare, non resta dunque che perseguire, con la ferocia con cui lo sta facendo, il suo unico fine.

Che è quello di distruggere la sinistra per mettersi a capo di una nuova destra.

Magari tra qualche anno, quando Berlusconi se non altro per ragioni anagrafiche, sarà fuori gioco.

E quando i vari Salvini&Grillini avranno dimostrato la loro insipienza, governando qualche anno questo sventurato Paese in mano alla più screditata classe politica di sempre.

Allora vedremo dove l’avventurismo di Matteo Renzi ci avrà condotti.