Agenda Monti: la Chiesa isolata frena

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 9 Gennaio 2013 - 07:30 OLTRE 6 MESI FA

La politica italiana, specie in questa fase elettorale, è un tale manicomio che la stessa Chiesa non ci capisce più nulla. La Chiesa che vanta i “politologi” più raffinati, quasi come i “cremlinologi” di una volta. Non si era mai vista tanta confusione di intenti Oltretevere e, soprattutto, non era immaginabile che il Vaticano e i vescovi italiani potessero credere in una rinascita della Democrazia cristiana sotto altre vesti.

Tratti in inganno dal “cattolico” Monti, Osservatore romano e Avvenire si erano esposti in un frettoloso endorsement a favore della sua Agenda e della sua lista. Erano convinti, i due organi ufficiali del Papa e della Cei, che il premier uscente fosse la miglior garanzia per la difesa dei “principi non negoziabili”, e cioè contro aborto, eutanasia, unioni civili, matrimoni gay, procreazione assistita e tutto quello che la Chiesa ritiene appunto “non negoziabile”.

Il problema è sorto quando Monti ha parlato di libertà di coscienza, insomma quando ha spiegato che il suo essere personalmente cattolico non intralciava il suo essere politicamente laico. Che la sua cultura di cattolico ha a che fare con il rito ambrosiano, non con Luigi Gedda. Da dove è nato l’equivoco? Probabilmente dalla frequentazione e dalle udienze concesse da Ratzinger-Benedetto XVI al professore bocconiano prestato alla politica e al fatto che i due parlano fra di loro in tedesco. Qualcuno deve aver tradotto male. Primo fra tutti, il cardinale Bagnasco, il capo dei vescovi che si è precipitato a sostenere la lista Monti, nella certezza che il suo endorsement avrebbe condizionato i cattolici di Todi.

La “precisazione” di Monti ha scatenato un uragano in Vaticano, con tanto di vescovi antimontiani pronti alla marcia indietro, cosa che in una certa misura ha fatto lo stesso Bagasco, nel suo “Te Deum” di San Silvestro a Genova. Parola d’ordine:

“I cattolici sono in tutti i partiti, la Chiesa non sostiene nessuno”.

A stretto giro, le Acli hanno fatto sapere che non schiodano dal Pd di Bersani, la Cisl di Bonanni ha proclamato il “liberi tutti”, mentre addirittura Berlusconi apriva alle unioni civili, altro che family-day di penosa memoria. Al punto che persino il ministro Riccardi, gran timoniere di Sant’Egidio, ha rinunciato a candidarsi.

Ma c’è una sensazione “tattile” che ha inquietato lo stesso papa Benedetto. All’ordinazione episcopale del suo assistente padre George, i politici cattolici presenti, oltre Monti, erano Pierferdinando Casini, Lorenzo Cesa e Rocco Buttiglione. Nessuno del Pdl e nessuno del Pd. Chi ha mandato avanti Osservatore e Avvenire non ha avuto la virtù della “prudenza”, quella che il vescovo Rino Fisichella continua a predicare. E Fisichella sa di che parla, essendo stato a lungo il cappellano di Montecitorio.