Berlusconi “frega” anche Cicchitto e Quagliariello

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 29 Settembre 2013 - 06:40 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi "frega" anche Cicchitto e QuagliarielloROMA – Fabrizio Cicchitto, già socialista lombardiano, prima che craxiano e mente politica di Forza Italia ’94, ha scoperto che Silvio Berlusconi fa cadere il governo Letta senza stare a sentine nessuno. Né i parlamentari né gli organi di partito. Come dire che il Cavaliere ha intimato ai ministri di dimettersi senza consultare né lui né altri.

Uno stupore del genere aveva espresso, in maniera più anodina, il ministro Gaetano Quagliariello qualche giorno fa. Forse adesso è chiaro anche a loro che un partito padronale è, appunto, un partito padronale e non ammette discussioni. Berlusconi, se gli va, consulta Daniela Santanchè e Denis Verdini, anche loro attenti più agli affari che alla politica, dunque più vicini al leader. Chi si appassiona alla politica, qualche volta serve e qualche volta non serve. Persino Antonio Martino, già cofondatore di Forza Italia e poi ministro, l’ha spiegato l’altro giorno al Corriere della Sera. E Martino è un liberale storico, azzurro della prima ora, fervente sostenitore di un Cavaliere liberale finalmente sceso in campo. Martino è ancora in Parlamento, mentre non si hanno notizie di Giuliano Urbani, altro cofondatore, altro ex ministro, altro liberale di ferro che ha preferito tornarsene all’università.

Per non dire di Saverio Vertone, scomparso da due anni, che aveva abbandonato il Cavaliere dopo breve esperienza. E Gaetano Pecorella, e Vittorio Dotti…

Cicchitto, che fu un socialista di sinistra e a-comunista come Riccardo Lombardi, diventò un feroce nemico del Pci dopo la caduta e l’esilio di Bettino Craxi. Fu lui a guidare verso Berlusconi i resti del craxismo. Fu ancora lui a pensare che l’imprenditore di Arcore avrebbe fatto politica, unica alternativa ai comunisti e ai resti della Dc morotea. Anche Quagliariello, brillante costituzionalista di storia radicale, scelse il politico-imprenditore per dare all’Italia una scolta liberale. Sia pure con vent’anni di ritardo, Cicchitto e Quagliariello, due che alla politica credono sul serio, devono prendere atto che un partito padronale non può essere il luogo della politica, almeno come la intendono loro. Berlusconi ha fregato anche loro, a loro insaputa.