Franco Marini presidente della Repubblica: finito il sogno?

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 26 Febbraio 2013 - 14:46 OLTRE 6 MESI FA
franco marini

Marini: finito il sogno del Quirinale?

Era così sicuro il Pd di vincere a man bassa, che in alcune regioni aveva sfidato primarie e rinnovamento per piazzare i suoi vecchi cavalli di battaglia. E, Franco Marini, cavallo di battaglia è stato per una vita, non proprio di razza come i suoi sublimi maestri Moro e Fanfani, ma di battaglia sì. Oggi martedì, lo storico sindacalista Cisl e presidente del Senato durante il governo Prodi, s’è svegliato con un cerchio alla testa. Questa volta non per le proverbili sfide Montecuplciano-Cannonau con Oliviero Diliberto; ma per la botta che ha preso contro lo stipite della porta di Palazzo Madama. Franco Marini, fino a ieri speranzoso di succedere nientemeno che a Giorgio Napolitano, s’è svegliato in braghe di tela, un bel capo confezionatogli dai grillini d’Abruzzo.

Montanaro ostinato, Marini aveva convinto Pierluigi Bersani a inserirlo nel listino del segretario con una deroga che atteneva al suo rango, ma che faceva a cazzotti con il buon senso ed il proclamato rinnovamento generazionale. Per fargli posto, il Pd aveva sacrificato Lanfranco Tenaglia, magistrato abruzzese di 52 anni parlamentare uscente. Marini, che ne compirà 80  il prossimo 9 aprile, non evava avuto un attimo di dubbio a sacrificare il giovane parlamentare che lui stesso aveva voluto nel 2006. La cosa aveva sconcertato il Pd abruzzese, innanzitutto. E perchè il caso non “eplodesse”, Marini era stato convinto ad “occultarsi” come numero 2 alle spalle di Stefania Pezzopane, paladina dell’ Aquila e regina delle preferenze. Il calcolo a tavolino non faceva una piega: il Pd in Abruzzo prenderà quattro senatori, la cosa passerà in cavalleria. E chissà, a maggio, l’ Abruzzo avrà anche il presidente della Repubblica. Calcolo rafforzato dalla mossa del Pdl che piazzava alla Camera gli eletti sicuri (tre ex senatori), dando per perduta la battaglia per il Senato.

Nè Pd né Pdl avevano visto  Beppe Grillo che pur saltellava minaccioso in Abruzzo. Il Pdl di Berlusconi ha vinto, pur perdendo 150 mila voti rispetto al 2008. Il Pd ha perso “solo” 80mila voti, ma ha lavorato per Grillo, che in regione è il primo partito. Il previsto “pieno” del Pd al Senato si è ridotto al solo seggio di Stafania Pezzopane. Berlusca ne ha ripresi quattro e Grilo due.

E Marini? Avrebbe meritato l’applauso, se avesse capito due mesi fa che il suo tempo era finito. Esce invece tra i fischi di soddisfazione, soprattutto di chi lo aveva ingoiato per ordine di partito. Non pochi, e non solo nella sua terra.