Gennaro Migliore rottama Nichi Vendola. Sel verso la irrilevanza politica

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 20 Giugno 2014 - 15:12 OLTRE 6 MESI FA
Gennaro Migliore rottama Nichi Vendola. Sel verso la irrilevanza politica

Gennaro Migliore e Nichi Vendola (foto Lapresse)

ROMA – Saranno quattro o dieci? O di più? Il Sel di Nichi Vendola si avvia alla irrilevanza politica. Perché? Perché, a venticinque anni dalla caduta del Muro di Berlino, non basta imbellettarsi di estremismo ecologista per occultare la fine del comunismo. La storia ha la testa dura. E non si può continuare a sfuggire alla realtà all’infinito. La fine del Pci si è ormai compiuta, non c’è più posto per schegge impazzite fuori tempo. Qualcuno si ricorda di Armando Cossutta o di Fausto Bertinotti? Chi si appassiona alla materia può ricordarsi di Gramsci-Togliatti-Longo-Berlinguer per tenere allenata la memoria. Ma finisce lì.

In questi anni, a partire dal 1989, la sinistra comunista ha continuato a fare una specie di spezzatino di contorno al nucleo residuale del vecchio Pci che trovava nei cattolici democratici il lievito per sopravvivere. Rifondazione, Comunisti italiani, Sel: Bertinotti, Ferrero, Vendola… Piccole rendite di posizione lucrate sulla nostalgia. La sinistra, messa all’angolo dal ciclone berlusconiano, aspettava il Messia. Massimo D’Alema? Walter Veltroni? Pierluigi Bersani? No. Giorgio Napolitano, piuttosto, visto che il Messia non ha età. Ma poi il Messia arrivava sotto specie di Matteo Renzi, preceduto dal suo Giovanni Battista sotto le specie di Enrico Letta. Renzi ha segnato la fine delle nostalgie verterocomuniste.

Miracolo? Non proprio. I cattolici in politica ricordano bene che Alcide De Gasperi definì la Dc “un partito di centro che guarda a sinistra” (lo racconta molto bene Giuseppe Sangiorgi in ‘Alcide De Gasperi, uno studio’, Rubettino). Così bene che Renzi ha dato seguito al degasperismo portando il Pd nel Gruppo Socialista europeo. Finalmente socialisti, sulla strada di ritorno rispetto alla scissione di Livorno, quando Gramsci e i suoi compagni ruppero con Filippo Turati e i suoi.

E siamo a Gennaro Migliore e i suoi, quattro o dieci vedremo. Migliore è giovane, alla morte di Enrico Berlinguer aveva 16 anni. Forse un po’ in ritardo, ma ha capito che per far cambiare le politiche all’Europa serve un partito socialdemocratico pesante, non una sottosezione ecologista della lista Tsipras. Ha capito che continuare a cincischiare nell’irrilevanza può compiacere l’amor proprio di Vendola, ma non serve a cambiare le cose. Il Paese ha bisogno di “rivoluzioni” possibili, non di giri di parole che non spostano un filo di paglia.

Adesso, come sempre quando si rompe il totem delle ideologie, voleranno parole grosse e sospetti terribili. La piccola verità forse è soltanto generazionale. Non toccava a Renzi “rottamare” Vendola, toccava a Migliore. E così è andata. Normale.