La “Società Civile” fuori dalle primarie Pd

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 23 Dicembre 2012 - 15:50 OLTRE 6 MESI FA
Pier Luigi Bersani

ROMA – Il caso del professor Ichino, peraltro parlamentare uscente, non è affatto un caso isolato. L’impressione che si ricava, leggendo le liste dei candidati alle primarie prossime del Pd, è che la cosiddetta “Società civile” non avrà tutto lo spazio che comizi e dibattiti hanno promesso. E’ come se il presagio di vittoria che emerge dai sondaggi e dal clima generale ridia spazio alle burocrazie di partito, a danno delle tanto osannate “risorse” esterne al Pd.

Le deroghe ai maggiorenti dell’ammuina (chi è di Palermo va a Novara, chi è di Padova va a Cosenza…) hanno creato il solito sconcerto negli aspiranti locali, penalizzando il territorio, anch’esso fino a ieri osannato come “risorsa”. Ma il meglio o il peggio, a seconda di interessi e punti di vista, è nella composizione delle liste. Supera il novanta per cento il numero dei politici di professione: consiglieri regionali, consiglieri provinciali, ex assessori, ed ex presidenti, ex sindaci, segretari federali, vice segretari, capi-mandamento e così via. Un assalto in piena regola, e forse a buon diritto, da parte di chi ha sofferto gli anni magri e pretende di partecipare a una vittoria che si annuncia generosa.

Tanto accanimento per partecipare e vincere, o ben piazzarsi, alle primarie ha la sua motivazione nel noto Porcellum. Chi si accaparra una buona posizione in lista, infatti, può considerarsi eletto già alle 15 di lunedì 25 febbraio, quando chiuderanno le urne. Il tanto bistrattato Porcellum, come si vede, non deve essere poi così terribile per la democrazia.

Nella futura composizione delle Camere, avrà la meglio il partito di Bersani, non c’è dubbio; e poca biada rimane per i cavalli di Renzi e persino dei popolari di Marini, soci fondatori del Pd. Infatti, sistemati Marini medesimo, Fioroni, Bindi, Francescini e Letta, rientra anche la fronda dei cattolici “moderati”, che si sono legati all’albero maestro del Pd per resistere alle sirene di Casini, Montezemolo, Riccardi e Bonanni. Rischia di restare seduto fra due poltrone il povero Bonanni che, abruzzese come il suo maestro Marini, non ha la stessa capacità di manovra. Aveva puntato su Monti, forse gli toccherà continuare a fare la “risorsa” della Società civile. Lui come qualche altro centinaio di aspiranti.