Papa Francesco: a Lampedusa la sua vera enciclica

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 9 Luglio 2013 - 10:06 OLTRE 6 MESI FA
Papa Francesco: a Lampedusa la sua vera enciclica

Papa Francesco saluta e benedice

Teologi veri e teologi di complemento spaccano in quattro il capello della “Lumen fidei” per stabilire qual è la parte scritta da Ratzinger e qual è quella scritta da Bergoglio. Papa Francesco emana da Lampedusa la prima enciclica interamente sua. Nessuno dei suoi predecessori si era avventurato nell’isola degli “ultimi degli ultimi”, il luogo dove si raccolgono i relitti umani recuperati dal mare. Nessuno prima di lui era andato a piangere e a ricordare i 25 mila migranti inghiottiti dal mare negli ultimi anni e le centinaia di migliaia destinati a una non-vita.

Un segnale forte alla Chiesa, ai vescovi, ai preti e ai fedeli: il cristianesimo non si occupa di quote, di statistiche; il cristianesimo si occupa di esseri umani senza distinzione di razza e di religione. Papa Francesco lo fa celebrando Messa con un crocefisso e un calice ricavato dai legni dei barconi affondati. Lo fa in un luogo normalmente destinato a raccogliere rifiuti di natanti sfasciati. Lo fa ricordando al mondo che la missione di Cristo sono gli “ultimi”, e la Chiesa non può accettare l’idea che il benessere abbia cancellato la pietà e la capacità di piangere.

Non che gli altri Papi non avessero speso parole per “gli ultimi”. Ma arrivare a Lampedusa, non scortato dalla politica, è un gesto forte che contraddice le “timidezze” della Curia ai tempi della Bossi-Fini e dei respingimenti in mare. Francesco dice da qui, non dalla comoda loggia di San Pietro, che non si può essere cristiani e girarsi dall’altra parte, per non vedere il dolore e la disperazione degli miserabili. Che i preti non possono navigare fra oro ed ermellini, mentre c’è chi muore di stenti ad ogni minuto secondo che passa.

Francesco tiene fede al nome che ha scelto, guardando al poverello di Assisi, e mantiene una coerenza quotidiana in questa scelta. E’ uno schiaffo a chi pretende di essere cristiano e avere come bussola il proprio egoismo. Ma Francesco è anche uomo di salda formazione, teologo ferrato che non ama i concerti e i convegni. La sua teologia è al servizio della missione cristiana, non delle trame di potere e di affari, non della politica e delle banche.

Questa è la sua rivoluzionaria enciclica. Non quella che i radical si aspettano sui “principi non negoziabili”: la sacralità della vita, la centralità della famiglia sono il fondamento della Chiesa, e una casa non può rinunciare alle fondamenta.

Ma per Francesco non è “negoziabile” neanche la vita dell’ultimo essere umano. Il papa sembra voler dire che non basta difendere la sacralità della vita alla nascita e alla morte, ma che è necessario anche garantire una esistenza non umiliante.

È la sua prima enciclica, tutta sua.