Pd. Beppe Grillo: se Epifani aggiusta Pd tra lotta e governo, per M5s incubo

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 19 Maggio 2013 - 09:03 OLTRE 6 MESI FA
guglielmo epifani

Guglielmo Epifani, tra lotta e governo

Guglielmo Epifani, neo segretario del Partito Democratico, fra incudine e martello, decide di non scendere in piazza con la Fiom anche se il suo cuore batte con i compagni di piazza San Giovanni, a Roma. Se la cava con un ragionamento un po’ così per un ex-sindacalista: non conta esserci, conta dare risposte alla piazza. Sembra un colpo al cerchio e uno alla botte e nei fatti è così. Si può capire l’imbarazzo di chi guida un partito di lotta e di governo, ma che ha il dovere di evitare sbandate.

Il segretario-traghettatore del Pd sa che il governo Letta-Alfano sta in piedi con lo sputo dell’emergenza e del Presidente Giorgio Napolitano, ma non può andare in piazza per mandarlo a casa. Non può rendere pan per focaccia ad Angelino Alfano, ministro dell’Interno e “guerrigliero” in piazza (a Brescia) contro i giudici che processano Silvio Berlusconi. Il povero Epifani dovrà rimettere in piedi un partito, da qui al congresso di ottobre, muovendosi con la stessa agilità di chi veste una camicia di forza.

Stando così le cose, riprende fiato il duo Grillo-Casaleggio che decide di dare l’assalto finale al Pd, in modo da essere (il duo presume) l’avversario unico di Berlusconi nella prossima tornata elettorale. Contro il Pd, Beppe Grillo attacca a testa bassa, spingendosi ai limiti della “guerriglia”.

E lancia un appello agli scritti del Partito democratico affinché straccino la tessera. Una roba del genere non si era mai vista. Manette, monetine, insulti sono stati nei passati vent’anni le espressioni della rabbia verso la classe dirigente. I partiti hanno cercato di conquistare elettori con promesse (più o meno realistiche) e con colpi bassi verso l’avversario. Mai era partita una campagna per “strappare” le tessere, che tanto somiglia al rogo per i libri e per gli avversari, così cari all’Inquisizione e ai regimi dittatoriali e razzisti.

La ragione è chiara. Beppe Grillo vede che il suo M5S comincia a scricchiolare per ragioni interne (paghette e altro) e per ragioni più importanti, quali gli errori politici che hanno costretto il Pd a fare un governo con l’odiato Pdl. Beppe Grillo sa che molti dei “suoi” voti in libera uscita dal Pd potrebbero tornare a casa, e che molti in gita fuori porta dal Pdl sono già tornati ad Arcore. Così prova a picchiare duro sull’interregno di Epifani, sperando che il Pd non si riorganizzi con un gruppo dirigente e una linea politica chiara. Se questo accadrà è tutto da vedere, che Beppe Grillo lo tema si vede già da ora.