Pensioni, lavorare una vita e sentirsi in colpa

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 16 Ottobre 2013 - 08:30 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni, lavorare una vita e sentirsi in colpa

Pensioni, lavorare una vita e sentirsi in colpa

ROMA – La legge di stabilità aggiusta finalmente la mira sui pensionati con qualche soldo: li centra meglio. Ho fatto un sondaggio nel mio condominio e ne ho beccato uno che supera i centodiecimila euro lordi. Si chiama Oreste, nome di fantasia. Due lauree, economia e giurisprudenza, ha lavorato in un paio di grandi aziende industriali, con ruoli di responsabilità ben retribuiti.

Ai primi segnali della crisi, riesce a mettersi in salvo con i suoi 57 anni e 36 anni di contributi. La pensione è buona, la moglie è casalinga i due figli studiano all’università. Oreste si sente fortunato, ha guadagnato in tempo il suo scoglio asciutto. Il suo sentirsi fortunato diventa in pochi mesi un vergognoso senso di colpa.

Esplode la crisi. Un sacco di gente non può neanche decidere di andare in pensione. Padri di famiglia che, a migliaia, perdono lavoro e salario. Oreste rinuncia a guardare i telegiornali: non regge tanto disastro. Da (ex) giovane repubblicano lamalfiano sa che è arrivato il tempo del rigore e dei sacrifici. Lui è pronto, lo spiega anche alla moglie e ai figli, che sono un po’ di sinistra e un po’ grilleggiano. Il governo Monti è quello che ci vuole. Un anno di lacrime e sangue, e poi via con la crescita, una prospettiva da dopoguerra.

Beh, non va proprio così. La palla di neve del 2008 diventa una valanga ai nostri giorni. Le larghe intese non si capisce bene cosa siano, però almeno ci sono Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni che cercano di fermare la valanga a mani nude.

Intanto. La pensione di Oreste non si rivaluta da quando lui la prende, adesso gli tocca il contributo di solidarietà sui diecimila euro eccedenti; l’Imu sulla prima casa è momentaneamente ferma ma la Tares sale; la sua casetta in campagna fra Imu e Tares è diventata un problema; i figli pagano il massimo della rata all’università; i ticket sanitari non ne parliamo…

Oreste, che è un cittadino modello, racconta agli amici di aver assunto la posizione dell’agnello, a quattro zampe. Si fa tosare volentieri perché c’è gente che muore di fame, magari finta, ma lui non può controllare. La sua pensione che in partenza era d’oro, adesso è d’argento.Gli mancano due anni a 65, e questo è un danno notevole. Potrebbe cominciare a risparmiare nei musei, sui bus e al cinema…