Sondaggi proibiti? Bene, no, ma Twitter è anche meglio

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 11 Febbraio 2013 - 07:55 OLTRE 6 MESI FA
nicola piepoli

Nicola Piepoli

Silvio Berlusconi ripete come un disco rotto che il Pdl è in fase di sorpasso, il mantra viene ripetuto come un’eco da Angelino Alfano, Renato Brunetta e agitprop varii. Pierluigi Bersani, dal canto suo, rintuzza il Cavaliere spiegandogli che gli ci vorrebbe il binocolo per vedere il traguardo. I sondaggisti, chi più chi meno, vedono il Pd abbastanza sicuro alla Camera, meno al Senato.

Questo fino a sabato 9 febbraio. Poi, fino a lunedì 25 febbraio possiamo stare tranquilli, Mannhaimer, Piepoli, Luongo e compagnia taceranno in attesa degli exit-poll che avranno il compito di rendere inutile (o quasi) il conteggio delle schede. Questa è la disposizione dell’ Autority e guai a chi la trasgredisce. E’ un atto di imperio coercitivo, non è un’opinione.

Reazioni contrapposte: chi è contento del silenzio, chi va in crisi di astinenza, chi ritiene inutile e sciocco il divieto. Ognuno si tiene le sue personali opinioni, ovviamente, ma ognuno deve sapere che Twitter rende inutile e superato il divieto di sondaggi, cioè le intenzioni di voto a campione. Il professor Fabio Pommolli (università di Lucca) ha spiegato sulla Stampa che attraverso “l’analisi delle reti complesse” si possono ottenere risultati strabilianti, più centrati dei sondaggi che, al confronto, sono roba dell’età della pietra. Spiega, il professore, che chi “cinguetta” è molto più rappresentativo della casalinga che risponde al telefono fra una frittata e una spolverata.

L’autorevole collaboratore del giornale di Torino non la mette giù in maniera così banale, naturalmente. Ma ci dice, senza dirlo, che la Autority fa un errore madornale se pensa che, ammutoliti Mannaheimer & Company, godremo del meritato silenzio per riflettere su quale dei simboli mettere al croce. E ci dice che, insomma, il mondo di Internet non sopporta catene e cancelli. Che quel mondo è molto più grande delle leggi e dei decreti, che neanche la potente America ne viene a capo, e che persino la Cina mostra falle, nonostante la sua mano pesante in fatto di censure.

Be’ se questa storia di Twitter risponde al vero, e non c’è ragione di dubitarne, verrebbe da dire che il silenzio elettorale per i sondaggi assomiglia tanto alle stalle di santa Chiara, che furono chiuse quando le vacche erano scappate. Nel nostro caso, stanno scappando, ma il risultato è perfettamente identico.