Austerità di Monti = -1,7% di Pil nel 2013

di Gustavo Piga
Pubblicato il 23 Gennaio 2013 - 10:20| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Mario Monti (Foto Lapresse)

ROMA – Le previsioni per il 2013 su crescita del Pil e rapporto debito-Pil sono un po’ più chiare e quindi un po’ più cupe dopo avere letto l’ultimo Bollettino Economico della Banca d’Italia con la sua stima di crescita negativa del Pil 2013 al meno 1% e sono anche un nuovo colpo per chi insiste a credere che esista qualcosa chiamato “intelligente austerità” in recessione.

Questo, come ho già scritto, affossa anche:

le speranze di tante imprese e famiglie che solo con un’ampia dose di ottimismo potrebbero tornare a stimolare l’economia con maggiore domanda di investimenti e consumi. Ottimismo cercasi, disperatamente. Non lo chiedete però a chi politica economica non sa fare. E sono in tanti.

A studiarlo nei libri di storia economica, il 2013, si può imparare tanto. I primi ad avventurarsi nel terreno scivoloso delle previsioni 2013, con l’utilizzo allora di una sfera di cristallo, fu il duo Berlusconi-Tremonti.

Animati da indomito coraggio e fantastica verve, chiamati dalla kafkiana Europa a stabilire nel 2008 come sarebbe stata l’economia italiana nel 2013 (ma quanto tempo hanno sprecato i pur bravi funzionari del Tesoro per stimare questo dato allora fantascientificamente assurdo ed irrilevante?) esclamarono: crescita e stabilità! Addirittura stabilirono, allora per ora, una crescita del Pil 2013 dell’1,5% e un rapporto debito-Pil del 90% circa (per onestà, prima degli aiuti alla Grecia).

Chiamati ancora ad esprimersi nel 2009 e nel 2010, avendo vissuto un po’ di più (ma capito comunque sempre poco) la tempesta perfetta che derivava dalla crisi finanziaria, non si persero di ottimismo: addirittura per il 2013 alzavano le stime di crescita al 2% mentre misteriosamente nel giro di 1 anno modificavano la stima del debito-Pil 2013 di ben …. 25 punti percentuali, dal 90% dell’anno prima al 115% circa del luglio 2009 e 2010.

Arriva il 2011 ed il nostro duo, vedendo il 2013 più a portata di mano, abbandona il bastone del rabdomante e si avventura nel fare stime più possibili, a 2 anni. E come sempre accade, mano a mano che il tempo batte il suo inesorabile ticchettio e ci avvicina alla resa dei conti che solo i dati veri e a consuntivo rappresentano, i nostri decisori di politica economica diventano meno baldanzosi e più realistici. Dal 2% di crescita 2013 tenuto fermo per 2 anni si (ri)passa prima alla previsione di 1,5% nell’aprile del 2011 e poi allo 0,9% del 2011.

2011. E’ qui che i documenti storici mostrano le prime stime della Banca d’Italia fatte nel 2011 sul 2013: esse sono in linea con quelle governative, visto che a luglio 2011 si stima un possibile +1,3% per il 2013.

Insomma Bankitalia e Tesoro uniti ed accomunati nello sbaglio: avere sovrastimato la crescita del Pil 2013, rispetto alle stime pubblicate oggi dalla Banca d’Italia, di solo …. 2,3% punti percentuali circa nel giro di 1 un anno e mezzo (luglio 2011-oggi).

Ma le cose non diventano meno assurde con l’arrivo del nuovo Governo guidato da Mario Monti, che ad aprile 2012 stima la crescita 2013 a +0,5% (come Bankitalia che a gennaio 2012 dava una forchetta dallo 0 allo 0,8%), mentre il rapporto debito-Pil 2013 continua la sua ormai ben nota salita verso l’alto (questa sì che è stata una salita del prof. Monti) dal 116% al 121% previsto a settembre 2011 e ancora più su (ma la Bankitalia nell’ultimo Bollettino non ci dice di quanto, basterà il 126% di Confindustria?).

Passano pochi mesi e, attorno a luglio-settembre del 2012, Bankitalia e Monti all’unisono correggono: scusate ci siamo sbagliati. Non è più +0,5% il tasso di crescita 2013 dell’economia italiana, ma -0,2% .

Ma c’è speranza in Banca d’Italia, visto che sempre a luglio 2012 affermano:

“Le previsioni di crescita per quest’anno (2012) e per il prossimo (2013) sono state riviste al ribasso; le attese per la media del 2013 restano coerenti con un’uscita dalla recessione nel corso dell’anno. Secondo la recente Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2012 diffusa dal Governo, la dinamica del prodotto, pari a -2,4 per cento nel 2012, rimarrebbe negativa anche nel 2013 (-0,2 per cento). Le valutazioni degli analisti censiti in ottobre da Consensus Economics e le proiezioni più recenti del Fondo monetario internazionale (Fmi) prefigurano un calo sostanzialmente in linea con quello previsto dal Governo per il 2012 e sono invece più sfavorevoli per il prossimo anno (-0,7 per cento). Anche tali previsioni implicano che, su base trimestrale, il Pil smetta di diminuire nel corso del 2013.”

Passano ancora pochi mesi ed eccoci ai giorni nostri. Fortuna per il Prof. Monti che non è più obbligato a stimare il Pl 2013. Ma Bankitalia sì. Ed ecco il miracolo, al contrario, menzionato dal Bollettino: dal -0,2% di PIL 2013 passiamo al -1% di oggi. In 3 mesi:

“La stima per il 2013 è stata rivista al ribasso (da -0,2 a -1,0 per cento), per effetto del peggioramento del contesto internazionale e del protrarsi della debolezza dell’attività nei mesi più recenti.”

Ma non preoccupatevi: tutto tornerà al sereno. Nel … 2014? Bravi! Come avete fatto ad indovinare?

“Le nostre stime per il 2013 sono lievemente meno favorevoli di quelle dei principali previsori, con l’eccezione della Ocse; la ripresa prospettata per il 2014 è simile per intensità alle valutazioni della Commissione europea (0,8%) e marginalmente più forte rispetto a quelle delle altre organizzazioni (0,5% o 0,6%)”.

Ma certo che no. Perché se si usa il modello sbagliato per capire la realtà si è condannati a ripeterne gli errori di analisi. Come ben ammesso dal Fondo Monetario Internazionale.

Cerchiamo di capire cosa non va nel modo di capire l’economia in Banca d’Italia.

Lo possiamo fare nel modo più obiettivo possibile, usando la loro stessa, onesta e sconvolgente, analisi dove si analizza l’errore di previsione tra luglio 2011 (quando la Banca d’Italia prevedeva una crescita del +1,3%) ed oggi, sulla crescita del Pil 2013 (stimata, con un secondo anno di grave recessione, al -1%).

Utile esercizio perché 2,3 di punti percentuali di errore in 18 mesi non sono bazzecole.

Bankitalia ci dice: gli spread sono andati meglio del previsto, il credito un po’ peggio, ma tutto sommato le due componenti di errore previsivo si elidono.

Ma poi c’è stata l’austerità adottata dal Governo (non sappiamo quanto Bankitalia di questa austerità avesse già previsto nel luglio 2011, e quindi se trattasi di errore di valutazione d’impatto di una manovra correttamente prevista o se di semplice mancanza di previsione delle manovre che Monti avrebbe fatto a fine 2011 e nel 2012; ma poco importa qui ai nostri fini) e il Pil è sceso di … 1,1% di più di quanto previsto (“manovre di finanza pubblica”, cerchio rosso).

Cioè la metà dell’errore di 2,3% di mancata previsione di decrescita 2013 è dovuto alla stupida austerità. Enorme.

Spiacenti, è di più del 50%. Perché la stessa Bankitalia ci ricorda che “non è possibile escludere che una parte dell’effetto dell’incertezza possa riflettere le misure di riequilibrio di bilancio”, e che dunque altri 0,2% punti del -2,3 (voce: “incertezza e fiducia di famiglie e imprese”, e siamo, seguiteci, a 1,3% di 2,3%…) siano attribuibili alla stupida austerità.

Finito? Macché. Cosa spiega il rimanente 0,9% di errore? Risposta: “Rallentamento dell’economia globale”. Dunque il nostro export che è andato male a causa del rallentamento mondiale. E siccome quasi metà del nostro export va nell’area euro, chi pensate sia responsabile del fatto che il nostro export ha tirato di meno? Già! La stupida austerità, European style.

Quindi se anche solo 0,4% dei quel 0,9% di errore è attribuibile alla stupida austerità siamo arrivati a … 1,7% di 2,3%.

La austerità, la riduzione di spesa pubblica e aumento di tasse dell’ultimo Governo in carica, hanno generato ben 1,7% di Pil 2013 in meno. Con l’annessa maggiore disoccupazione. Chapeau. Specie se si pensa che il rapporto debito-Pil nel frattempo è salito.

Questi sono i conti che vi raccontano banali verità. Solo questi. Ora fatevi i vostri conti e votate conti alla mano.