Austerità aggrava la recessione. Confindustria: “Europa si avvita”

di Gustavo Piga
Pubblicato il 7 Luglio 2012 - 08:00| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA

Quando il Lussemburgo traina l’Europa: il monito di Confindustria

Si parla tanti dei vertici internazionali, per tanti versi quasi sempre interlocutori, mentre è calato il silenzio sulle verità del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi e del rapporto del suo Centro Studi.

Forse sarebbe più giusto il contrario e comunque non riesco a capire come facciano i giornali a ignorare queste cifre:

– Il PIL 2012 è previsto al -2,4% contro il -1,2% già drammatico previsto dal Governo pochi mesi fa;

– La disoccupazione dall’8,4 al 10,4% in un anno e all’11,8% nel 2013;

– Il debito su PIL che sale perché il PIL scende.

Perché nessun giornale ne parla? E’ fondamentale capire che gli italiani stanno soffrendo e che bisogna venire incontro a questi problemi subito, non domani, altrimenti cresce lo scetticismo sull’Europa e la costruzione europea diviene sempre più fragile.

Leggiamo assieme alcune pagine del rapporto.

“Le politiche di bilancio dei paesi euro sono poco sensibili alle condizioni economiche. Ciò a causa di un inadeguato e non simmetrico coordinamento e per il prevalere dell’obiettivo della stabilità rispetto a quello della crescita. Negli anni recenti il coordinamento è aumentato notevolmente ma sempre in direzione di privilegiare il controllo dei conti pubblici, cosicché le politiche di bilancio sono risultate ancora più slegate dall’andamento dell’output gap. Da quando nel 2011 è stata concretamente avviata l’exit strategy degli stimoli all’economia la gestione dei bilanci pubblici è divenuta decisamente restrittiva. Invece, ci sarebbe molto spazio per politiche espansive nell’enorme sottoutilizzo delle risorse, tanto ampie da essere tipiche in molti casi di una situazione di depressione economica. Politiche espansive, o almeno non restrittive, sono suggerite dalla teoria economica; politiche espansive erano state annunciate e poi varate alla fine del 2008 quando, alla luce della lezione appresa dalla crisi del 1929, era sottolineata la necessità di promuovere misure di rilancio dell’economia. Anche accogliendo la tesi di quanti sostengono che la regolazione fine degli strumenti di politica economica per stabilizzare la domanda interna è inefficace se non controproducente, è certo che la politica di bilancio non deve avere carattere pro-ciclico: azioni di consolidamento dei conti pubblici non dovrebbero essere messe in atto nelle fasi di domanda aggregata bassa rispetto all’offerta e quando sono all’opera forze che già di per sé agiscono in senso restrittivo, come lo sgonfiamento delle bolle immobiliari, la riduzione della leva dei sistemi bancari e l’aggiustamento dei bilanci familiari”.

Guardate anche questo grafico:

La linea celeste misura la gravità della crisi rispetto al potenziale dell’economia. Tanto più siete a destra tanto migliore è lo scenario di PIL 2012 rispetto a dove dovrebbe essere naturalmente. Vedete come sta messa male la Grecia tutta a sinistra: piena, gravissima recessione. Ma anche l’area euro non se la passa tanto bene (EA12) e nemmeno la Germania che certo non è in recessione ma che cresce meno del suo potenziale. L’Italia è come l’area euro ma sono dati che non tengono conto del peggioramento di questi mesi: sarebbe ancora più a sinistra verso la Grecia.

La linea arancione misura la posizione fiscale del Paese guardando al deficit di bilancio in % del PIL al netto della spesa per interessi. Più salite, più è “austera” la politica. Più scendete e meno è austera. La più austera? L’Irlanda. Meno austero di tutti, il Lussemburgo. L’area euro (EA12)? Austera eccome. Italia e Spagna molto austere, molto più austere di Francia e Germania.

Ora Confindustria usa questo grafico per vedere se si stia o no facendo la politica economica “giusta”, quella che Confindustria ha ben descritto sopra: se l’economia va male, non si fa austerità (e ci si colloca dunque nel quadrante in basso a sinistra con segno rosa), se l’economia va bene si fa austerità per mettere fieno in cascina per i tempi duri e ci si colloca nell’altro quadrante con segno rosa, in alto a destra.

Si nota nel grafico che il quadrante in alto a destra è vuoto perché… nessuno sta messo bene come economia di questi tempi, mentre nel quadrante in basso a sinistra, che dovrebbe essere pieno di Paesi, perché vanno tutti male, c’è solo … il Lussemburgo. Già, l’unico paese che fa la politica economica giusta in tempi di crisi è … il Lussermburgo.

Tutti gli altri Paesi sono nel quadrante in alto a sinistra perché fanno la politica sbagliata, l’austerità in recessione. E più la facciamo tutti, più è grave l’errore di ognuno.

Ancora Confindustria:

“Si tratta di politiche che, invece di stabilizzare il ciclo, stanno facendo avvitare su se stessa l’intera economia europea. Potrebbero essere giustificate a livello di singoli stati solo in presenza di consistenti politiche anti-cicliche sovranazionali, in modo analogo a ciò che avviene negli Stati Uniti. Ma così non è”.

Già. Così non è. E anche se lo spread scendesse a 250, l’avvitamento dell’economia vanificherebbe le risorse che tale declino libererebbe (se mai avessimo voluto spenderle, come parrebbe ovvio).