Beppe Grillo a caccia di personalità per il M5s: una missione impossibile

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 19 Giugno 2017 - 07:30 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Grillo a caccia di personalità per il M5s: una missione impossibile

Beppe Grillo a caccia di personalità per il M5s: una missione impossibile

Beppe Grillo, il guru del Movimento 5 stelle, è a caccia di personalità per le sue liste. “Finora carniere quasi vuoto” scrive Giuseppe Turani anche su Uomini & Business.

Beppe Grillo è impegnato in un’operazione molto difficile e che non è mai riuscita a nessuno. In pratica deve cambiare i motori del jumbo mentre è in volo. Deve presentare per le prossime elezioni una squadra di candidati credibile con proposte politiche credibili e una storia decente alle spalle.

Della cosa è convinto anche il suo socio (entrambi mai eletti da nessuno, tanto per dire) Davide Casaleggio. All’inizio sono partiti in modo tradizionale: con la scusa di un omaggio al padre scomparso hanno organizzato a Ivrea un  convegno cultural-politico, lasciando in platea i deputati e facendo parlare molti esterni. Ma si è trattato di un’esibizione modesta, quasi nessuno di qualità, e in gran parte legati al Movimento, una specie di cena dei fornitori.

Ma il problema rimane. E è più serio di quello che si pensi. Con il successo alle ultime elezioni politiche Grillo ha portato in parlamento quello che gli è capitato, ma soprattutto disoccupati, sfigati, studenti fuori corso, impiegatucci di provincia, qualche casalinga. Per di più anche un po’ infedeli e capricciosi, visto che almeno un terzo di questi ha dovuto poi espellerli personalmente.

Adesso pensa di essere vicino alla conquista di palazzo Chigi (o comunque ci prova) e deve cercare di esibire agli elettori gente un po’ più come si deve. Guappi napoletani azzimati, ma che non sanno usare i congiuntivi, vagabondi che parlano con le scimmie urlatrici, pescivendole che collocano Scelba fra quelli che hanno favorito l’ascesa di Mussolini, intellettuali pescati a caso che credono nelle sirene (sempre sbagliando i congiuntivi), tutta questa roba non è dignitosa per un Movimento che dice di rappresentare un italiano su tre.

La questione presenta almeno due aspetti complicati. Il primo è rappresentato dal fatto che questi eletti, poveracci, grazie a Grillo avevano svoltato. Invece di una misera vita nel fondo della provincia italiana, erano diventati parlamentari della Repubblica. Buoni stipendi, servizi ineccepibili di Camera e Senato, soggiorni a Roma, le trattorie, e la fila degli elettori. Per alcuni (i più disinibiti) anche frequenti comparsate tv, per la gioia dei parenti e degli amici del bar di Teramo. Tutto questo sta per finire.

E loro si ribellano, fanno le bizze, non vogliono andare a casa. Vogliono fare almeno un altro giro, meglio ancora se due. E sono così diventati molto difficili da governare.

D’altra parte Grillo deve fare una svolta. Era riuscito a conquistare i comuni di Roma e di Torino e aveva presentato l’evento come il segnale di un successo che sarebbe stato travolgente. Purtroppo a Roma sette elettori su dieci sono scontenti di Virginia Raggi e pensano che dovrebbe togliere il disturbo. A Torino, dopo il disastro di piazza San Carlo, le cose non vanno meglio. Così i fiori all’occhiello di Grillo si stanno trasformando in occhi pesti, in disavventure quasi irrimediabili.

Da qui la necessità, urgente, di presentare un “nuovo” Movimento, fatto con gente che abbia un minimo di storia, che nella vita si sia distinta in qualcosa, che conosca qualche argomento utile (e non solo scie chimiche e sirene).

La caccia, però, presenta delle difficoltà di vario tipo. Intanto è difficile trovare gente di qualità disposta a mettersi agli ordini di un ex comico che proprio non ha fama di maître a penser e che scrive i programmi politici e economici passando ore su Google, un po’ come uno studente svogliato. E infatti la preda più ambita, il giudice Piercamillo Davigo, si lascia corteggiare come una bella signora, si fa vedere a qualche loro convegno, ma non dice mai di sì. Più disponibile il pm di Palermo Nino Di Matteo, una vita praticamente spesa intorno all’inutile processo della trattativa stato-mafia, dal quale era già scappato anche il precedente Pm, quell’Ingroia che aveva addirittura fondato un partito (tre voti, subito sciolto). Insomma, Di Matteo è certamente una persona che sa, ma si sa anche che probabilmente ha una gran voglia di scappare dal suo polveroso processo: quasi ogni posto va bene, persino il Movimento 5 stelle.

A parte giudici un po’ giustizialisti, la caccia di Grillo finora non ha dato grandi risultati. Il suo carniere è quasi vuoto, se si escludono un po’ di funzionari e consulenti ministeriali di seconda fila, desiderosi finalmente di un po’ di luce. O qualche professore di università di serie B. L’unico vero trofeo portato a casa dal comico è il professor Domenico (Mimmo) De Masi. Conosciuto per essere un buon sociologo, studi seri e esperienza internazionale. Solo che è diventato così divergente rispetto al comune sentire e al buonsenso da essere imbarazzante: per eliminare la disoccupazione, un milione di disoccupati dovrebbero accettare di lavorare gratis, è il suo mantra. Sembra quasi di sentire Grillo e Sibilia nei loro momenti più esaltati e più dissociati dalla realtà.

Poi ci sarebbero le proposte politiche, ambientali e economiche. Tutta roba che Grillo mette insieme nella sua villa di Sant Ilario a Genova, sulla Costa Smeralda e nel resort di Briatore in Kenya, saccheggiando Google e oscuri siti visionari della Rete.

Alla Casaleggio & Associati, dove ci sono ragazzi che studiano le cose, lo lasciano fare: in fondo è il garante e la bandiera del Movimento, è quello che ha inventato il Vaffaday, mica roba da poco. Chissà che non trovi un’altra bomba come quella.

Ma lui, in realtà, l’ha già trovata, anche se l’ha copiata: la guerra agli immigrati e a tutti i diversi (rom, gay, poeti solitari, asceti). Ha copiato da Matteo Salvini, uno che in quanto a scarse letture gli sta persino un po’ sopra.

Questo nuovo corso, con Grillo avvolto nel tricolore in difesa della minacciata razza italica, rischia di dare i suoi frutti. Può procurargli voti e persino candidati di un certo spessore, categoria razzisti colti.

Penso che alla fine avremo nostalgia di Giarrusso, della Taverna, di Di Battista e persino dello sgrammaticato Di Maio e del folle Carlo Sibilia (sostenitore del matrimonio fra speci diverse). Un’accozzaglia di balordi, ma che si limitava a dire stupidaggini cosmiche, a volte persino divertenti come un cabaret situazionista.

Adesso, invece, si vedono avanzare i razzisti in doppiopetto, camicia bianca e capelli tagliati a spazzola. E la politica italiana sta per fare un altro salto all’indietro, verso la fine degli anni Trenta, inizio anni Quaranta, e leggi razziali di Mussolini.