Beppe Grillo e Salvini, causa della crisi dei talk show

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 3 Ottobre 2015 - 07:29 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Grillo e Salvini, causa della crisi dei talk show

Beppe Grillo e Salvini, causa della crisi dei talk show

ROMA – Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo anche su “Uomini & Business” con il titolo “Il festival dei balenghi”.

In questi giorni si stanno levando molte proteste per come sono fatti i più famosi talk show e alcuni telegiornali. Per quanto riguarda i talk la questione sembrerebbe chiusa, visto che sono in caduta verticale di ascolti. Ma, forse, bisogna spendere ancora qualche parola per capire che cosa sta accadendo.

Questi talk e questi telegiornali si erano costruiti un certo pubblico negli anni in cui imperava Berlusconi. Il Cavaliere non ci ha dato un grande benessere, ma in compenso, grazie alle sue mattane, alle sue battute, ha dato molto da scrivere e da far vedere.

E’ nata quasi una categoria di “dissacratori” che stazionava regolarmente nei vari talk al fine di sanzionare questa o quella cosa di Berlusconi. E non era difficile perché il soggetto si prestava. A volte si è avuto persino il sospetto che quella fosse una sua strategia di comunicazione.

Poi Berlusconi è stato messo fuori gioco dai giudici nelle circostanze note. E nessuno perde più tempo a criticarlo, visto che il suo partito, forse, arriverà al 10 per cento. Il grande mattatore, insomma, ha lasciato il palcoscenico.

In compenso si sono affacciati dei personaggi assai peggio di lui. Lasciando da parte la Meloni, che si arrabatta per non sparire del tutto (e che comunque conta niente), abbiamo in pista Salvini e il comico genovese.

Entrambi specialisti nel far rumore con trovate da avanspettacolo. Salvini appare sempre con le sue felpe. Dice cose senza senso (aiutiamoli a casa loro, vado io in Nigeria a sistemare le cose, visto che non ci va Renzi) e minaccia di usare le ruspe contro i campi rom. In più sosteneva, e forse lo sostiene ancora (chi lo sa?) che bisogna uscire dall’euro. Andare a Bruxelles e picchiare i pugni sul tavolo per far cambiare linea all’Europa, ecc. E altre amenità del genere.

Bene, ma i talk lo trattano con grandissimo garbo e i vari conduttori chiedono rispettosamente la sua opinione, come se non fosse, più che altro, un rumoroso frequentatore appunto dei talk e basta. Più che con Salvini sembra che abbiano a che fare con De Gasperi e non con uno che è poco più di un saltimbanco.

E già questo fornisce una traccia sul perché certi talk stiano morendo: quando Berlusconi faceva una mezza battuta stonata, gli si avventavano contro con gagliarda ferocia. Salvini, invece, dice coglionate ogni tre minuti e stanno a ascoltarlo compunti e pensierosi. Domandano che cosa pensa dell’euro come se lui fosse Modigliani e non un rumoroso niente.

Il copione per quanto riguarda il comico genovese è ancora peggio. Il suo è un movimento autenticamente padronale, con tanto di atto notarile: nemmeno Berlusconi era arrivato a tanto. In parlamento, grazie alla stupida idea di far decidere alla Rete, ha mandato gente che ha il solo pregio di aver ottenuto 50 o 100 clic dagli amici smanettoni. Nessun percorso formativo, nessuna esperienza nelle amministrazioni locali, nessun confronto serio con altri politici. E, probabilmente, nessun libro letto. Come ha detto qualcuno si tratta di un’ammucchiata di teste di cazzo come non se ne sono mai viste. Quel poco che sanno deriva dalla frenetica consultazione della Rete: scie chimiche, sirene, Bilderberg ovunque. In più, ogni tanto c’è il capo che spara le sue scemenze: le automobili sono inutili, tanto vale andare a piedi, le metropolitane sa lui come farle, per non parlare dell’energia. In realtà, anche lui è un figlio della Rete e delle infinite stupidaggini che vi si possono leggere.

Però, quando buttano un po’ di cemento su una trazzera (impercorribile comunque) tutti lì a fare grandi servizi televisivi, come se si trattasse dell’Autosole.

In tribunale, quando qualcuno fa qualcosa di grave, i giudici chiedono agli esperti se secondo loro il soggetto è in grado di distinguere il bene dal male. E poi decidono.

Ecco con i talk e certi telegiornali accade esattamente la stessa cosa. La gente si chiede se conduttori e direttori sono in grado di distinguere le cazzate dalle cose serie. E la risposta è no. E quindi girano il telecomando su Rambo o su quello che c’è.