ROMA – La “conversione” di Beppe Grillo secondo Giuseppe Turani. BltizQuotidiano vi propone un’opinione pubblicata sul sito Uomini&Business. Turani analizza la svolta “dialogante” del leader M5s e punta sui possibili obiettivi politici che avrebbero determinato la conversione.
Convertito. Fino all’altro ieri lui e Casaleggio avevano avuto una strategia di marketing molto precisa: mai dare la sensazione di mischiarsi con gli altri partiti. Essere e apparire diversi, rifiutare ogni contatto, con l’obiettivo di conquistare la maggioranza assoluta e di prendere quindi il potere, seppellendo tutti i vecchi partiti. E magari creando una nuova vita per la società italiana, tutta basata sul web. Consultazioni online per ogni scemenza.
Era un disegno assolutamente folle e fuori dal mondo. L’idea di stabilire una dittatura internettiana, guidata anche da due digiuni di politica e con a disposizione una classe dirigente spesso imbarazzante (le scie chimiche, le sirene, il Bilderberg, ecc.). Prima delle elezioni europee, Grillo era convinto che avrebbe superato il Pd e che quindi avrebbe potuto chiedere le elezioni politiche generali. E quello era il momento in cui finalmente Grillo si sarebbe sbarazzato delle vecchia politica e avrebbe assunto il potere (sia per interposta persona, perché lui è interdetto ai pubblici uffici).
Si sa come sono andate le cose. E’ accaduto esattamente il contrario di quello che i geni marketing della Casaleggio e associati avevano previsto.
E allora ecco Grillo he fa una capriola e scopre che in fondo “l’ebetino” Renzi è uno con cui si può discutere. E Grillo vuole partecipare alle riforme. E’ una tecnica nota: una volta i troskisti la chiamavano “entrismo”. Si entra in un posto per cambiarlo dall’interno.
Gli obiettivi del comico genovese sono probabilmente tre.
a- Vorrebbe essere anche lui fra i “padri fondatori” della nuova Costituzione. Non esserci gli darebbe un immenso fastidio.
b- Vuole essere lì mentre la maggioranza fa le riforme in modo da poterle condizionare in qualche modo. Soprattutto introducendo quelle preferenze nella legge elettorale che gli stanno tanto a cuore.
c- Si è reso conto, finalmente, che in avvenire avrà un ruolo subalterno nella politica italiana. Ma, piuttosto di stare in panchina a fare e a dire stupidaggini, ha capito che è meglio stare nel Palazzo: qualche ministero, qualche incarico, magari un lo’ di ambasciatori. Tutte cose per le quali i suoi deputati-senatori (raccattati in giro per l’Italia in modo quasi casuale) gli saranno poi finalmente grati.
Insomma, la rivoluzione grillesca è finita ancora prima di cominciare. Adesso si va caccia di ruoli e, magari, di qualche buona poltroncina.
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