Brexit, Giampaolo Scacchi: deal, no deal, no exit, le conseguenze

di Giampaolo Scacchi
Pubblicato il 25 Gennaio 2019 - 12:15| Aggiornato il 25 Settembre 2019 OLTRE 6 MESI FA

Brexit, conseguenze economiche (Nella foto, Giampaolo Scacchi)

La Camera dei Comuni , il 16 gennaio 2019, ha respinto la mozione di sfiducia presentata contro il Governo May, dando mandato al Premier di continuare a lavorare al fine di raggiungere l’obiettivo espresso dal referendum che prevedeva l’uscita del Regno Unito dall’Europa.

Il Primo Ministro britannico, ricorda Giampaolo Scacchi, ha affermato di essere disponibile ad un dialogo costruttivo e senza precondizioni con le opposizioni insistendo che un “no deal” può essere escluso solo sulla base dell’approvazione di un accordo. L’opposizione ritiene invece che il Premier non voglia dialogare ma miri solo a perdere tempo per lasciare il paese di fronte a due soluzioni: od accettare il suo accordo, od arrivare ad un no deal che avrebbe conseguenze catastrofiche per il Paese, opzione quest’ultima che, anche la parte moderata del parlamento chiede che venga esclusa dal tavolo.

La May inoltre ha tenuto a sottolineare che non può essere presa in considerazione una richiesta di rinvio di uscita dall’Ue il prossimo 29 marzo 2019 a Bruxelles senza la preliminare indicazione di una nuova bozza d’intesa. Di fatto il Premier ha ribadito che le possibilità sono le seguenti: un deal, un no deal oppure un no alla Brexit.

Analizzando i tre scenari ribaditi dal Primo Ministro, ad oggi, sembra difficile che il Regno Unito abbia la forza per negoziare un accordo migliore e lasciare la Ue senza un accordo sarebbe una catastrofe. Rinunciare alla Brexit potrebbe essere una strada da percorrere in considerazione della rafforzata campagna per rimanere nell’Ue, questa strada può essere percorsa o proponendo un nuovo referendum o revocando la domanda unilateralmente.

Questa incertezza sta portando diverse aziende a trasferire il quartier generale al di fuori del Regno Unito, tutto ciò per tutelare il proprio business. Sony, proprio ieri, ha comunicato che trasferirà il proprio quartier generale in Olanda, stessa scelta fatta nel settembre da un altro colosso dell’elettronica come Panasonic. La stessa Dyson, società inglese il cui fondatore è stato un grande sostenitore della Brexit, trasferirà la propria sede in Singapore (l’Asia è il mercato più promettente). Numerose altre società sia nel settore medico- farmaceutico che in quello automobilistico stanno rivedendo le proprie strategie.

A livello economico le stime generali Fmi prevedono una crescita globale del 3,7 per cento nel 2018, un peggioramento per il 2019 (al 3,5 da 3,7 per cento) e il 2020 (3,6 da 3,7 per cento). Il Fmi ritiene che, all’eventualità che alla scadenza di marzo si arrivi ad una Brexit senza accordo (no deal), l’impatto sulla crescita di lungo termine sia di 5-8 punti percentuali. Viene poi individuato come alea significativa per la situazione economica il costoso intreccio fra rischi sovrani e rischi finanziari in Italia.

Il Fondo Monetario internazionale ha ridotto allo 0,6 per cento la crescita del nostro Paese rispetto all’1 per cento di ottobre nel 2019, mantenendola allo 0,9 per cento per l’anno successivo. Lo si legge nell’aggiornamento del World Economic Outlook. L’Italia, conclude Giampaolo Scacchi, è individuata con la Germania come uno dei fattori la cui frenata a fine 2018 ha fatto rivedere in peggio le stime di crescita per l’eurozona e comportato un calo dell’euro del 2 per cento fra ottobre e gennaio.