Buu al negro e Vesuvio lavali canti liberi, la partita non si sospende mai

di Lucio Fero
Pubblicato il 8 Gennaio 2019 - 09:25 OLTRE 6 MESI FA
Buu al negro e Vesuvio lavali col fuoco canti liberi, la partita non si sospende mai

Buu al negro e Vesuvio lavali canti liberi, la partita non si sospende mai (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Buu al negro intonati dalle curve (e magari anche da qualche tribuna), al negro con la maglia della squadra avversaria beninteso, perché, sia chiaro, è tifo e non razzismo. Buu al negro e gesto che accompagna per ricordargli, al negro, che è appena sceso da un albero, insomma che è più vicino alla scimmia dell’uomo bianco. ma è solo per creargli disagio sportivo, sia chiaro. Razzismo? Quando mai. E quindi buu al negro negli stadi di calcio canto libero.

E canto libero anche Vesuvio lavali e altre intonazioni affini e reciproche. Canti liberi perché una partita non si sospende mai. E poi chi mai dovrebbe sospenderla una partita? L’arbitro, il funzionario di polizia? ma vogliamo scherzare? Una partita non si sospende mai perché, si sa, allo stadio si fanno, insomma…robe da stadio.

Si era fatta qualche polemica, era nato qualche dubbio sull’intenzione iniziale di Matteo Salvini ministro degli Interni di convocare al vertice per la sicurezza e ordine pubblico e anti violenza negli stadi i rappresentanti degli ultrà. Il Ministro della Polizia, quello che si veste ogni giorno con le mostrine della Polizia (non potrebbe ma in questo paese sfinito e pavido nessuno ha voglia di dirglielo chiaro che non può comiziare in divisa da poliziotto) seduto allo stesso tavolo con quelli che fanno pubblico elogio e missione l’ostilità e la guerra alle “guardie”?

Poi Salvini aveva rinunciato alla presenza delle delegazioni ultrà. A vertice concluso si è capito il perché della rinuncia, di quelle delegazioni non c’era bisogno, c’era lui, Salvini, a rappresentarne le istanze. La certezza, derivante dalla convinzione e dalle disposizioni del Ministro, che una partita non si interrompe e sospende mai qualunque cosa piova dagli spalti, è una liberazione, una benedizione per ogni forma di tifo organizzato. Se i gruppi del cosiddetto tifo organizzato temevano dopo l’ultimo morto minori spazi e ambiti di azione nelle curve e dintorni, dopo il vertice ordine pubblico tirano grande sospiro di sollievo.

Una grande rassicurazione percorre le curve da stadio: si può, si può fare. Si possono organizzare cori contro i negri e filastrocche contro gli ebrei, invocare i forni (non per il pane), augurare morte e sterminio, inneggiare all’inferiorità di specie di razza. Si può, si può, nessuno sospenderà mai una partita per questo. Parola di ministro, e che ministro.

E poi per gli ultrà un altro sogno che improvvisamente si materializza: il ministro ha detto che possono tornare le trasferte organizzate. Possono tornare i treni dove si andava in gruppo, si occupavano i vagoni, non si pagava, si faceva scendere o cambiare vagone chi viaggiava normale e non per tifo…E, a buon bisogno, si dava una bottarella a qualche stazione qua e là. Possono tornare le colonne di bus e quelle simpatiche feste agli autogrill dove si faceva spesso una specie di spesa…proletaria/tifosa.

Parola di ministro dell’ordine vietare le trasferte non serve, anzi deprime. Come depressivo è silenziare i cori e i buu. E il ministro non vuole un calcio depresso, non vuole tifosi e ultrà depressi. Che si innalzino i cori e si liberino i canti di curva e che si organizzino incursioni e spedizioni dalla curva in città straniera. Ma, sia chiaro ha detto Salvini , “chi sbaglia paga e tolleranza zero”. Chi sbaglia la rima dei cori? Non sarà tollerato chi mette l’Etna al posto del Vesuvio o l’ebreo al posto del negro?