Il calcio non conosce ostacoli. Nemmeno le forze politiche riescono a fermarlo.
A dire il vero qualcuno ci prova, ma viene subito zittito con i perché, i percome e il “non capisco” di un certo numero di parlamentari. Sulla madre di tuti gli sport, il Governo si spacca e questa non è una novità. Quello che lascia perplessa la gente non drogata dal dio pallone è la superficialità con cui viene affrontato il problema.
Zampa vs Spadafora, il calcio fa discutere
Nella mattinata di ieri, il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa dice testualmente alla radio: “La serie A va sospesa”. Attenzione al ruolo di chi riferisce queste parole. Non è un politico qualsiasi. È una signora che ha precise responsabilità su come ci si può difendere o, meglio, combattere contro il virus.
Bene. Una manciata di ore dopo, il ministro Vincenzo Spadafora, numero uno per lo sport in Italia, mette a tacere la sua collega e lo fa con una frase pesante. Prima afferma: “Non ci sono le condizioni per fermare il campionato”. Ed ai giornalisti che gli chiedono che cosa risponde al sottosegretario, dice in modo perentorio: “Le sue sono state parole avventate”.
Il sottosegretario rimane perplessa poi mette la retromarcia che non convince nessuno. C’è sconcerto. Non solo nei Palazzi romani (il che non sarebbe un guaio). Ma fra gli stessi tifosi che la domenica e anche gli altri giorni mangiano pane e calcio.
Il Genoa fa fermare la Serie A?
Insomma, l’interrogativo è uno ed uno solo: si deve fermare la serie A dopo i quattordici casi nel Genoa? E non si debbono provvedimenti anche sul Napoli che, dopo aver incontrato il Genoa, può essere portatore di altri contagi? Risposta immediata: i ragazzi di Gattuso si sono immediatamente sottoposti a due tamponi risultati entrambi negativi, Quindi, dov’è il problema?
Il problema, secondo gli scienziati, sono proprio i tamponi. Perché è vero che possono dare tranquillità. Ma è anche vero che da un giorno all’altro possono avere un segno diverso (come proprio nel caso del Genoa).
Inutile andare avanti con ragionamenti o interpretazioni. Il business del calcio è talmente alto che non può essere fermato una seconda volta. L’economia di diverse società, il loro bilancio andrebbe a pezzi. E diverse centinaia di operatori si troverebbero senza un posto e senza uno stipendio per arrivare alla fine del mese.
“Almeno questo lasciatecelo dire”, affermano alcuni parlamentari che la pensano in maniera diversa dal ministro. “Teniamo a casa i contagiati”. Replica: “Mandiamo in campo le riserve falsando una partita e quindi l’intero campionato?”
Insomma, non c’è niente da fare. Magari si ferma per qualche ora il Senato, perché due grillini risultano positivi al tampone, ma il pallone deve andare avanti a tutti i costi.
“Altro che stop alla serie A”, titola stamane un quotidiano sportivo. Gli altri o tacciono o si limitano a dare la notizia riducendola o nascondendola. Le autorità del football che cosa fanno al riguardo? Si riuniscono d’urgenza, perché non se ne può fare a meno, però la montagna partorisce un topolino, cioè nulla.
Ogni decisione viene rimandata. Anche quella più urgente che riguarda l’incontro di domenica fra Genoa e Torino. Insomma, è inutile spendere altre parole perché il ritornello è sempre lo stesso: si continui. Nella speranza, almeno, che gli stadi rimangano vuoti e non si lascino entrare gli spettatori. Questo sì sarebbe un gesto irresponsabile.