Calcio: solo business, zero sport. E Berlusconi ha rotto…

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 28 Gennaio 2016 - 07:22 OLTRE 6 MESI FA
Calcio: solo business, zero sport. E Berlusconi ha rotto...

Calcio: solo business, zero sport. E Berlusconi ha rotto…

ROMA –  Calcio: solo business, zero sport. E Berlusconi ha rotto…. Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo su “Uomini & Business” con il titolo “Il business dei calci”. 

E’ scoppiato l’ennesimo scandalo nel mondo del calcio. Naturalmente tutti i sospettati negano che sia mai successo qualcosa. Deciderà la magistratura. Per ora si può solo prendere atto che la cosa non stupirebbe più di tanto. Negli anni scorsi le autorità preposte al calcio e la magistratura sono già dovute intervenire con durezza.

Ma perché il calcio è sempre al centro di questi scandali? Sempre legati al denaro, peraltro (il doping, invece, sembra essere più roba di atletica e di ciclismo). Le ragioni degli scandali calcistici sono due.

La prima è facilmente intuibile: nell’ambiente girano troppi soldi. Gli esperti fanno risalire tutto all’epoca del glorioso Milan di Silvio Berlusconi. Il futuro premier fece due cose. Comprò a prezzi anche folli i migliori giocatori sulla piazza. E fece anche di più: ne comprò una quantità esagerata, lasciandone poi buona parte in panchina. Il ragionamento era semplice: se li ho io, non può averli un altro e quindi non corro il rischio di trovarmeli di fronte a segnare goal. Tipico ragionamento imprenditoriale: se io compro tutte le gelaterie del quartiere, poi con il gelato posso fare quello che voglio.

E infatti quel Milan vinse a man bassa qualsiasi cosa. Sarebbe ingiusto, e poi non ho la competenza calcistica, dire che quel Milan ha vinto moltissimo perché di fatto aveva azzoppato tutte le altre squadre, portandogli via i possibili migliori giocatori (che stavano tutti sulla sua panchina). Ma credo che le cose siano andate proprio così.

In sostanza, Berlusconi, come si dice in gergo, ha rotto il prezzo, portandolo in alto. Dopo di che, chi voleva una squadra decente,  per giocatori e allenatori doveva tirare fuori cifre spaventose. E così nel calcio hanno cominciato a girare montagne di soldi. Montagne che naturalmente si sono tirate dietro tutti gli appetiti possibili: semi danno miglia di euro per tirare calci a un pallone alla domenica, perché non posso guadagnare un po’ di più con qualche giochino ben piazzato? In conclusione, il gioco del calcio è stato corrotto, sfigurato, a suo tempo e più nessuno potrà tornare indietro.

La seconda ragione è che il calcio, ormai, non ha più alcun rapporto con una pratica più o meno sportiva: è semplicemente un ramo dello show business. Come i concerti dei cantanti rock, il teatro, il cinema, la Scala.

Basterà pensare alle risse furibonde dei vari network per aggiudicarsi, a colpi di milioni e milioni di euro, le telecronache in diretta delle partite. Senza la TV oggi il calcio non esisterebbe nemmeno. I soldi che si raccolgono dalla gente che va allo stadio sarebbero appena sufficienti a comprare qualche maglia. I soldi veri vengono dalla TV. Per le emittenti televisive si tratta dello spettacolo più sicuro. Un film o un telefilm possono rivelarsi un insuccesso e tradursi in una pesante perdita. Il calcio presenta molti meno rischi perché comunque ha i suoi appassionati disposti a tutto. Mi dicono che in Argentina, non so se lo fanno ancora, qualche anno fa trasmettevano il campionato italiano con un anno di ritardo: agli appassionati andava bene comunque.

Il calcio, quindi, è lo spettacolo televisivo per eccellenza. Come tale deve divertire, essere combattuto e deve mandare in campo dei personaggi. Tutto questo costa moltissimi soldi. E si ritorna al punto precedente: sul calcio tutti guadagnano qualcosa. Perché allora non incrementare i guadagni con qualche marachella?