Crisi di governo e voto di fiducia. Napolitano e Fini: da quale dei due compreresti un’auto usata?

di Carlo Luna
Pubblicato il 15 Novembre 2010 - 20:21 OLTRE 6 MESI FA

Il percorso non è ancora definito ma le strade, e gli scenari, sembrano essere solo due. Tutto dipende, salvo sorprese clamorose, da quale mozione sarà votata prima. Se quella di sfiducia di PD e IDV alla Camera, o quella di fiducia del PDL al Senato. In entrambi i casi la palla passerà alla fine a Giorgio Napolitano che fino ad oggi, senza cadute di stile, ha con sapiente fatica esercitato il proprio ruolo di garante per tutte le forze politiche. È stato proprio il suo intervento, quanto mai opportuno, a mettere al riparo la legge di stabilità finanziaria dalle attuali, pesantissime contrapposizioni politiche fra i due schieramenti.

Partiamo dal primo scenario: si vota alla Camera. Sommando i voti dei finiani a quelli degli altri partiti dell’opposizione, il Governo di Berlusconi va sotto. I vincitori in questo caso strepiteranno per ottenere le dimissioni immediate dell’esecutivo, senza il passaggio della votazione in Senato. L’ex maggioranza invece lo chiederà e cercherà di ottenerlo ad ogni costo, per evidenziare la situazione di stallo. Sarà un primo esame per Napolitano.

Se si vota invece prima al Senato, il Governo potrebbe ottenere, stando ai numeri attuali, “mezza fiducia” e cercherà subito il bis a Montecitorio, ricorrendo magari a una “campagna acquisti” dell’ultim’ora, capace di far leva su deputati a rischio di rielezione e su altri ben noti elementi di “persuasione”. L’opposizione si troverebbe nelle peste.

Se la “campagna acquisti” fallisce il Governo però egualmente cade e toccherà a Napolitano guidare la crisi con da una parte PDL e Lega che chiederanno l’improbabilissimo scioglimento di una sola Camera per ottenere quello di entrambe, e dall’altra il PD che punterà ad un Governo di transizione unito non da convergenze politiche serie ma dall’obiettivo di mandare a casa il Cavaliere. Un governo che per ottenere la maggioranza alla sola Camera dei deputati dovrebbe contare su Fini, Casini e Rutelli ma che, fino ad ora, è osteggiato da Di Pietro e Vendola.

Andate a spiegare all’estero una situazione così astrusa! Durante lo svolgimento della crisi, saranno sventolate anche soluzioni fantasiose come un governo di centrodestra non presieduto da Berlusconi. C’è perfino chi ipotizza il “colpo d’ala” da parte di qualcuno dei protagonisti dello scontro in atto. Anche su questo, considerati i personaggi alla ribalta, il pessimismo prevale: nell’Italia della politica tutti, ahimè, volano molto basso.

L’unico punto di riferimento resta dunque il Capo dello Stato. Il suo corretto atteggiamento tenuto fin qui porta ad escludere che possa dare l’incarico per costituire un governo privo di una maggioranza precostituita in una delle due Camere. Se dunque sarà crisi, le elezioni anticipate restano per ora la conclusione più logica. Lo conferma la coerenza fin qui dimostrata da Napolitano in tutta la sua vita politica. Un merce rara se si fa il confronto con un altro protagonista di questi tempi, Gianfranco Fini.

Napolitano ha presieduto la Camera dei deputati con equilibrio. Ha una storia politica limpida e, anche se eletto al Quirinale da una maggioranza di un certo tipo, una volta arrivato alla Presidenza della Repubblica è stato ed è il garante di tutti. E’ nato nel Pci, militando nell’aera più aperta al dialogo, quella “migliorista” ed è poi coerentemente approdato nel PDS e nel PD.

Lo stesso non si può certo dire di Gianfranco Fini che sta stravolgendo il modo di comportarsi della terza carica dello Stato, visto che agisce come capo di un’aggressiva fazione della maggioranza che chiede le dimissioni del governo al quale da poco ha confermato la fiducia. Ma dal punto di vista istituzionale c’è un risvolto ancora più grave: dove s’è mai visto il Presidente di un’assemblea parlamentare che pretende l’apertura di una crisi extra parlamentare? Quanto alla coerenza della propria storia politica personale è difficile riconoscerla a chi solo pochi anni fa sosteneva la grandezza di Mussolini ed ora “ritiene un dovere commemorare i partigiani”, come ha titolato Repubblica.

Per carità, quest’ultima affermazione per chi scrive è assolutamente giusta e condivisibile, ma la conversione antifascista di Fini desta sospetti. Tutti possono essere folgorati sulla strada di Damasco, come l’apostolo Paolo di Tarso. Ma l’apostolo Gianfranco dà piuttosto la sensazione di essere stato folgorato su quella di Montecarlo…

Confidiamo, dunque, nella saggezza e nell’equilibrio di Giorgio Napolitano. Il suo comportamento è stato fino ad ora rassicurante. Parafrasando uno slogan elettorale utilizzato a suo tempo contro Richard Nixon si può affermare: “Da Napolitano comprerei un’auto usata, ma da Fini proprio no”.