Fini: parole e formule. Emergenza: patto con chi?

di Carlo Luna
Pubblicato il 16 Gennaio 2011 - 09:52 OLTRE 6 MESI FA

L’intervistona di Repubblica a Gianfranco Fini contiene due notizie importanti: una buona e una cattiva. Quella buona è che il presidente della Camera è di nuovo sereno e abbronzato, nonostante tutto: merito di una meritata vacanza nei Mari del Sud. Quella cattiva è che ha ripreso a fumare, segno che le conseguenze della batosta subita il 15 dicembre non sono state ancora del tutto superate. A parte questo e al contrario di alcuni politici di maggioranza e di opposizione, non mi sembra che l’intervista contenga novità di rilievo. Fini, infatti, per indicare una prospettiva politica è ricorso all’ennesima formuletta altisonante ma piuttosto sterile, dicendo che è necessario un “patto per l’emergenza”. Bella definizione ma cosa significa e come realizzare un patto del genere? Ci sono obiezioni non piccole. Infatti.

Anzitutto chi propone il patto ed a chi andrebbe proposto. Lo farà Fini in che veste: come presidente della Camera, come leader del Fli o come co leader del mitico Terzo Polo ? Lo farà da solo o con Casini, al quale l’idea piace, ed anche con Rutelli? Se è così il Terzo Polo assumerebbe il ruolo di mediatore fra l’opposizione di sinistra e il governo: una posizione troppo comoda perché venga concessa. Basta vedere le reazioni che la proposta finiana ha suscitato.

Il PD in pratica la boccia quando sostiene che fare accordi con Berlusconi è pura utopia. Alcuni esponenti del Pdl la giudicano positivamente ma solo per sostenere che stare accanto a Casini giova al battagliero presidente della Camera che finalmente ha preso atto della sconfitta politica e dell’esistenza o, meglio, della resistenza del governo.

I leghisti, più pratici, assecondano la mossa di Fini per ottenere un percorso preferenziale al loro federalismo. Insomma tutti ci trovano qualcosa di buono ma nessuno pare disposto ad accettare sul serio la proposta dell’abbronzato Gianfranco.