Chi sarà direttore del Corriere della Sera? La fretta può costare tanti milioni

di Cesare Lanza
Pubblicato il 1 Aprile 2015 - 14:18 OLTRE 6 MESI FA
Chi sarà direttore del Corriere della Sera? La fretta può costare tanti milioni

Urbano Cairo. Ma che succede al Corriere?

ROMA – Cesare Lanza ha pubblicato questo articolo sul suo blog e lo ha integrato con le ultime notizie del 1 aprile.

Abbastanza inaspettatamente è saltato fuori un accordo tra una parte degli azionisti (la maggioranza, assieme fanno il 70%) di Rcs (Rizzoli Corriere della Sera), in vista della scadenza del mandato del cda e della direzione, al Corriere della Sera, di Ferruccio de Bortoli.

In sintesi, Diego Della Valle ha raggiunto un accordo con John Elkann: probabile presidente sarà Maurizio Costa, che arriverà dalla Federazione Editori dopo una lunga permanenza alla Mondadori; il direttore del Corriere della Sera sarà nominato da Elkann, il direttore della Gazzetta dello Sport da Della Valle.

I nomi? Elkann sembrava fissato su Mario Calabresi, attuale direttore de La Stampa: tuttavia, dal sindacato di Via Solferino si è avuta un’indiscrezione, forse superata dagli ultimi fatti. Il direttore designato sarebbe Luciano Fontana. Per la Gazzetta, due nomi in pole position: Massimo Donelli, ex direttore di Canale5, con un curriculum lungo da Genova a Milano e da Milano a Napoli; e Stefano Barigelli, condirettore del Corriere dello Sport e a lungo ai vertici della Gazzetta dello Sport, con Pietro Calabrese.

Non è sicuro, però, che anche alla Gazzetta ci sia un avvicendamento al timone del giornale. Significativa l’assenza, negli accordi, di Urbano Cairo e della famiglia Rotelli. Cairo sicuramente ha pieno diritto a dire la sua, quanto meno per i periodici e per la pubblicità, la sua specialità (almeno, così si vocifera). Ma per Cairo potrebbero esserci altre importanti novità, Urbano Cairo– editore de La7, che scoppia di pubblicità da quando è lui il patron – è l’imprenditore più qualificato nel settore editoriale…

Mario Calabresi è giovane, avrà tutto il tempo per realizzare il sogno trasparente della gran parte dei giornalisti italiani: arrivare a dirigere il Corriere della Sera. In una intervista a “Prima”, una sorta di bibbia dell’editoria italiana, ha dichiarato (era tenuto in ballo da molti mesi) che non andrà lui al timone di via Solferino. L’annuncio è un capolavoro di eleganza e di diplomazia in stile “turineìs”, probabilmente il punto di arrivo di un accordo tra Calabresi ed Elkann, ovvero della proprietà de La Stampa (e di magna pars di Rcs).

Dunque: “Prima comunicazione” chiede a Calabresi se sia vero che abbia deciso di restare a Torino, Calabresi risponde “Non sarò io il direttore del Corriere” e soavemente precisa: “Ho detto a John Elkann, che mi ha chiesto di rimanere alla Stampa, che sarei stato felice…”

Indi, gioiosamente, annuncia il pareggio del bilancio, l’impegno nell’operazione Stampa-Secolo con uno sviluppo della digitalizzazione da cui è affascinato moltissimo, la fortuna di aver sempre avuto garanzie di totale libertà editoriale.

Non sembri una malizia, ma perché, al Corriere forse non sarebbe stato così?

A volte i drammi e le congiure, le tempeste legate al controllo dei giornali sembrano risolversi come in una classica fiaba: tutti felici e contenti! Sarà così? “Prima” conferma che il successore più probabile di Ferruccio de Bortoli è Luciano Fontana, sulla base anche di tre riferimenti indicati da Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa: qualità, indipendenza, tradizione. Vedremo nei prossimi giorni. “Prima” sussurra anche che in contrapposizione su Fontana era Carlo Verdelli, ma su questo nome il tackle di Diego Della Valle ha fatto interdizione.

Una doccia fredda sulle mie certezze è venuta da un articolo di Giovanni Pons su Repubblica proprio il 1 aprile. Secondo Giovanni Pons, proprio Bazzoli, contraddicendo quello che aveva detto nei giorni precedenti (Intesa Sanpaolo aveva firmato la lista “condivisa” dal 38,5% dei soci per il nuovo cda poiché vi era un impegno anche sulle caratteristiche del nuovo direttore) ha detto martedì sera:

“É evidente che non c’è nessuna decisione e nessuna intesa tra gli azionisti che si sono trovati riuniti per formulare questa lista di maggioranza né sul piano industriale né per quanto riguarda il direttore del Corriere della Sera. Penso che la nomina del successore di Ferruccio de Bortoli la faccia il nuovo consiglio. Ma siccome il nuovo consiglio si troverà alla scadenza dell’attuale direttore mi auguro che ci siano già delle indicazioni da parte del vecchio consiglio prima di concludere i suoi lavori”.

Da tenere presente quanto segue, sempre dall’articolo di Giovanni Pons, che può spiegare la marcia indietro di Bazoli non come un segnale di guerra, ma come l’astuzia di un vecchio banchiere, in pieno accordo con gli altri soci:

“Il patto tra il 38,5% dei soci sulla lista verrà pubblicato forse già oggi ma se questo fosse esteso a temi più ampi, come appunto la nomina del direttore, potrebbe anche fare scattare l’Opa se nel corso degli ultimi 12 mesi gli azionisti nel loro complesso avessero acquistato più del 5% del capitale di Rcs. Unipol infatti non ha sottoscritto il patto (ma ha dato il suo appoggio esterno alla lista) poiché acquisendo Fonsai ha assorbito anche il 4,5% di azioni Rcs. Ma anche Fca potrebbe essere salita nel capitale rilevando una parte del pacchetto messo in vendita dalla famiglia Pesenti. Per questi motivi la Consob sta monitorando tutti questi passaggi per vedere se il patto è veramente limitato al deposito della lista per il cda o è qualcosa di più”.

 

Infatti anc he John Elkann ha messo i puntini sulle i:

“La scelta del direttore è materia del cda, gli azionisti non sono né coinvolti né responsabili. Noi non ne abbiamo mai parlato”

Ma è un fatto, chiosa Giovanni Pons, che nelle ultime tre settimane si sono verificati diversi incontri tra Alberto Nagel, Elkann e Diego Della Valle proprio per arrivare a una lista comune che comprendesse presidente e amministratore delegato. L’accordo sul nuovo direttore del Corriere non è stato trovato in quelle sedi anche a causa dei veti incrociati posti dai diversi azionisti che però si sono ripromessi di sentirsi in prossimità dell’assemblea. Intanto Urbano Cairo, oltre ad aver presentato una sua lista di minoranza per il cda e per il collegio sindacale ha ufficializzato il suo rafforzamento nel capitale passando dal 3 al 4,6%”.

In  un angolo della grande vicenda del Corriere della Sera c’è una piccola guerra tutta torinese, a sua volta però sullo sfondo della rivalità tra il glorioso Torino e una delle prime squadre del mondo, la Juventus. Oggetto del contendere il quotidiano sportivo Tuttosport.

Roberto Amodei, editore del Corriere dello Sport (ha rilevato l’azienda dal mitico padre Franco, è uno dei pochi “figli di…” a non aver rovinato il patrimonio di famiglia), sembra intenzionato a cedere Tuttosport al miglior offerente. Da settimane si parla di un forte interessamento di Cairo, il punto cruciale però è che da sempre Tuttosport è il quotidiano sportivo considerato, per ragioni diffusionali, sostenitore e fiancheggiatore della Juventus. Sarebbe clamoroso il passaggio dall’aerea juventina a Urbano Cairo, proprietario e presidente del Torino. Di fatti, pare che Elkann stia facendo fuco e fiamme per inserirsi nelle trattative e scongiurare il temibile evento. Si vedrà.