Grazia a Berlusconi: se la fa da solo, tra Corte Costituzionale e prescrizione

di Claudia Fusani
Pubblicato il 2 Febbraio 2015 - 20:42| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Grazia a Berlusconi: se la fa da solo, tra Corte Costituzionale e prescrizione

Paola Severino, ex ministro della Giustizia (foto Lapresse)

ROMA – Patto o non Patto, al netto dello stato di salute del Nazareno, Quirinale o no, Berlusconi la grazia se la sta costruendo da solo. E non è peregrino pensare che tra la primavera e l’estate 2016 – proprio la scadenza indicata da Renzi per un eventuale voto anticipato – il Cavaliere possa essere pronto per tornare, come dice, in campo. L’affermazione trova più di un fondamento nell’analisi minuziosa del suo status giudiziario incrociandolo con l’iter e le conseguenze delle leggi dello stato, di una pronuncia della Corte Costituzionale e della Corte europea dei diritti dell’uomo. (CEDU). È una partita che prevede almeno tre mosse. Eccole.

1) Il 2 febbraio 2015 i giudici del Tribunale di sorveglianza di Milano hanno concesso lo sconto di pena per la condanna Mediaset. Si tratta dei 45 giorni cancellati per buona condotta così come prevede il regolamento dell’Ordinamento penitenziario. Se il 23 aprile era la scadenza naturale di un anno di pena ai servizi sociali per la condanna a tre anni (due indultati) per frode fiscale nel Processo Mediaset, la buona condotta accertata dai giudici taglia di 45 giorni la condanna. L’8 marzo, ironia della sorte proprio la festa della donna, il Cavaliere terminerà l’obbligo di recarsi ogni settimana al Centro per malati di Alzheimer di Cesano Boscone. Il Tribunale, presieduto da Beatrice Crosti, ha valutato che tutto sommato in questi mesi Berlusconi si è comportato bene. E quello sfogo, davanti ai giudici di Napoli che lo stanno processando per corruzione (processo De Gregorio sulla compravendita dei senatori), quando disse che “la magistratura in Italia è incontrollabile, incontrollata, irresponsabile e gode di una piena immunità”, è e resta una sfogo rimasto isolato. Dunque trascurabile.
Il regolamento carcerario prevede la riabilitazione completa, la riconsegna del passaporto, la decadenza delle pene accessorie, come l’interdizione, se il condannato ha seguito “un percorso di riabilitazione corretto e completo”. Possiamo dire, quindi, che l’8 marzo la vicenda Mediaset si chiude dopo dodici lunghi anni. Sul piano penale.

2) Resta quello amministrativo, cioè gli effetti della legge Severino che oltre alla decadenza del parlamentare condannato, prevede anche l’incandidabilità per sei anni dal momento in cui la condanna diventa esecutiva. Significa che sino all’agosto 2019, Berlusconi resta una leader dimezzato, Non candidabile. A meno che non chieda lui stesso la riabilitazione: in questo caso i sei anni di incandidabilità diventano cinque. Uno di meno, che a una certa età vuol dire tanto. Ma gli avvocati-professori-senatori Ghedini, Longo e Coppi sono incontentabili. Come il loro illustre cliente. Ed ecco che a luglio hanno ottenuto il primo via libera della CEDU chiamata a decidere, una volta per tutte, se la legge Severino rispetta il principio del favor rei e della non retroattività oppure no. Le posizioni in campo sono note: Ghedini e soci hanno sempre pensato che la legge, per quanto un regolamento amministrativo, poiché viola i diritti umani, non può essere applicata retroattivamente.
La CEDU di Strasburgo dirimerà questa matassa. Entro la primavera. Ma ancora prima potrebbe dirimerla la Corte Costituzionale. Alla Corte che ha sede nel Palazzo della Consulta, infatti, si sono rivolte altre due vittime illustre della Severino: il sindaco di Napoli Luigi De Magistris e suo collega sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. E ben due presidenti, Alessandro Criscuolo e il suo predecessore Giuseppe Tesauro hanno dichiarato che sarebbe meglio che “Il Parlamento mettesse mano alla legge Severino”. Inteso, “prima che lo faccia la Corte” che quindi ha già valutato la fondatezza del suo intervento.

È vero che la parte della legge che riguarda gli amministratori locali è un articolo diverso rispetto a quello che ha espulso dalla vita politica Silvio Berlusconi. Ma si sa come fa la Corte: quando esamina può andare oltre la questione per cui è stata interpellata. E affrontare anche il nodo della retroattività per i parlamentari oltre che per gli amministratori locali. È ovvio che se la legge Severino dovesse essere trovata incostituzionale in qualche sua parte, Berlusconi recupererebbe immediatamente la più completa agibilità politica. Tutto ciò potrebbe accadere entro l’anno. Entro il 2015.

3) La terza mossa è ancora solo abbozzata. In Parlamento. Riguarda la riforma della prescrizione. Così come è stata riscritta dal Governo, è una condanna a morte per il processo di Napoli sulla presunta compravendita dei senatori ai tempi del Governo Prodi che è in primo grado e si prescrive nell’autunno 2015. Tra pochi mesi. A meno che non venga modificata la norma transitoria che attualmente prevede che “la nuova prescrizione [più lenta di quella attuale] si applica solo ai processi arrivati a sentenza di primo grado prima dell’entrata in vigore della nuova legge”. Il processo è ancora lontano dalla sentenza. La prescrizione galleggia da agosto tra palazzo Chigi e Parlamento. Certo, resta il filone dei processi Ruby. La procura generale di Milano ha fatto ricorso. In Cassazione. Ma in Appello i giudici hanno detto che ad Arcore non fu mai compiuto alcun reato. Comportamenti disdicevoli. Ma quelli appartengono alla sfera dell’etica. Privata anche se di un personaggio pubblico come un premier.

Tre mosse per arrivare a dama. A prescindere dai patti con Renzi. E dall’invito al Quirinale per la cerimonia dell’insediamento.