Come si uccide la ripresa: Tsipras e instabilità politica

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 10 Marzo 2015 - 13:29 OLTRE 6 MESI FA
Come si uccide la ripresa: Tsipras e instabilità politica

Come si uccide la ripresa: Tsipras e instabilità politica

ROMA – Giuseppe Turani ha scritto per Uomini & Business un articolo intitolato “Come si uccide la ripresa“. Secondo Turani ci sono sostanzialmente due elementi che frenano la ripresa dell’economia europea (e dunque anche dell’Italia): il primo è la politica di Tsipras e della Grecia, che non convince del tutto i mercati. Il secondo elemento è l‘instabilità della politica italiana. Davanti a questi fattori, conclude Turani, non basta il boom del mercato dell’auto.

La ripresa stenta a farsi avanti. Abbiamo già scritto molte volte che la ripresa c’è, ma che sarà una faccenda complicata, lunga, controversa, e dai risultati non particolarmente eccitanti. Il fatto che a gennaio ci si ritrovi con una produzione industriale in arretramento di quasi l’1 per cento rispetto a dicembre dice parecchio.

Probabilmente è successo che a dicembre si è lavorato un po’ di più (il Natale) mentre a gennaio si è tornati alla “normalità”.

Il senso di tutto ciò, comunque, è che la ripresa non è ancora consolidata. Ci sono troppe variabili in giro.

Una è certamente la solita Grecia. La Grecia non conta niente, potrebbe stare nell’euro o uscire senza danno per alcuno. Ma ilo suo ondeggiare fa agitare i mercati e genera un senso di incertezza nelle Borse e sui mercati in generale. Tsipras e soci stanno facendo più danni di quello che pensano. E tutto questo perché cercare una soluzione, contro la Troika, che non esiste. Se hanno fatto troppe promesse in campagna elettorale, sono affari loro, ma la Co0munità non può certo prendere per buone le loro sciocchezze.

Ma c’è un altro punto, forse ancora più grave, di instabilità. E è la situazione politica interna italiana. Proprio nel momento in cui sarebbe stato utile il massimo di coesione per afferrare la ripresa internazionale in atto, i nostri politici si stanno scatenando in risse continue, motivate quasi da niente. Più che altro si tratta di ripicche personali o di tentativi di trovarsi un posto al sole, visto che Renzi (bravo lui) ha infilato tutti in un grande cono d’ombra.

Insomma, Berlusconi deve litigare con Fitto, uno che solo qualche anno fa avrebbe fatto cacciare dagli uscieri. E deve perdere tempo (e perderà) con Salvini, uno che non avrebbe nemmeno assunto come autista.

Per non parlare, poi, della minoranza Dem: sono settimane che fanno una gran vociare, ma alla fine saranno in tre o quattro a dire no seriamente. In compenso anche loro hanno destabilizzato la scena politica.

Non è colpa dei politici se la produzione industriale va indietro, ma è indubbio che il clima di instabilità perenne, di mancanza di coesione e di consenso sugli obiettivi principali, sono cose che si pagano.

Resta il mistero del boom dell’auto. Ma qui, molto probabilmente, entrano in gioco diversi fattori. Il parco auto italiano deve essere davvero invecchiato. Le diverse case offrono condizioni veramente vantaggiose. E, forse, un po’ di gente si è davvero convinta che la ripresa sta arrivando (come in effetti è) e si è gettata a cambiare l’auto.

Comunque, un mese non basta. Vedremo a febbraio e marzo che cosa accade.