Conte nella bufera della maggioranza: il pasticcio delle commissioni si aggiunge alla sfuriata della Meloni

di Bruno Tucci
Pubblicato il 30 Luglio 2020 - 09:08 OLTRE 6 MESI FA
Giuseppe Conte nella bufera della maggioranza: il pasticcio delle commissioni si aggiunge alla sfuriata della Meloni

Conte nella bufera della maggioranza: il pasticcio delle commissioni si aggiunge alla sfuriata della Meloni (Foto d’archivio Ansa)

Non c’è un giorno di tregua per il governo giallorosso guidato da Conte. “E’come se la maggioranza tifasse per l’opposizione”, si legge sui giornali di stamane. Perchè? 

Conte non conosce un giorno di tregua.  E’accaduto di tutto stanotte sulla scelta dei presidenti di Commissione. Prima le forze politiche che appoggiano il governo trovano a fatica un accordo, Poi, quando si va a votare succede il finimondo. Si rischia addirittura la rissa. Inciuci, trame sottobanco. La sinistra sbanda e non è più in sintonia.

Così si finisce col perdere e consegnare alla Lega due poltrone. A farne le spese è l’ex presidente del Senato Pietro Grasso che deve lasciare il posto solo perché i suoi alleati lo silurano di nascosto. Insomma una sorpresa inaspettata. Anche perché al Senato il premier aveva ottenuto il si di Palazzo Madama allo scostamento di bilancio (altri 25 miliardi di deficit che fanno dire al ministro Gualtieri che il PIL salirà al 15 cento)

Ed anche un’apertura al Mes, perché la destra al momento del voto ha abbandonato l’aula. C’erano quindi tutte le premesse per cui la giornata di Conte dovesse filare via liscia. Il presidente del Consiglio non poteva prevedere quel che è poi successo sulle votazioni per le Commissioni.

Comunque sia, non era stata per Conte una passeggiata di salute quando si è discusso sullo stato di emergenza prorogata da Palazzo Chigi al 15 ottobre. “E’ l’unico paese in Europa ad aver preso una decisione del genere”, urlano dai banchi dell’opposizione. Giorgia Meloni va ancora più in là. “Siete pazzi irresponsabili”, tuona.

E aggiunge: ”Non vi daremo tregua”. A queste parole il premier sorride come per dire gli irresponsabili siete voi. Il clima si arroventa, ma la mozione passa e si trova un accordo pure sul Mes (35 miliardi che pioveranno quasi gratis da Bruxelles).

Non sono però mancate per tutto il giorno le polemiche verbali (polemiche è un eufemismo). Se ne dicono di tutti i colori sia a destra che a sinistra. Ci si accoltella lasciando stupefatta l’opinione pubblica che a settembre dovrà votare in molte regioni e nel 2022 per le politiche.

“Chi preferire se la situazione è questa? ”Non si può dar torto alla gente comune se la stessa non si capacita. E non si rende conto delle volgarità volgari con cui vanno avanti in Parlamento. Esempi emblematici: “La maggioranza è in tilt, le resta solo un eventuale processo a Salvini”. “Con Renzi mai un feeling. E’ un venditore di tappeti”.  Non è tutto perchè si dice che “Italia Viva ha fame solo di poltrone non avendo nessun’ altra possibilità di incidere”.

A destra, comunque, non sono tutte rose e fiori. Forza Italia continua a perdere pezzi e dopo Quagliarella e Romani anche la Mastella abbandona il partito per entrare nel più quieto gruppo misto.

Berlusconi non si preoccupa perché molti italiani sono con lui. E’ un liberale moderato. Una specie di Democrazia Cristiana in forma aggiornata? “Non scherziamo”,si replica, “noi la Dc l’abbiamo sempre combattuta”.

I guai della destra non finiscono qui. Il caso Fontana continua ad essere sulle prime pagine dei giornali. La difesa del governatore della Lombardia non convince nessuno (tranne la Lega naturalmente). Ci si chiede come finirà la destra a Milano per via di questo scandalo che vede coinvolti sia Fontana che il cognato.

Ce ne è per tutti: il Pd viene accusato perché umilierebbero le signore della politica. Proprio loro che hanno fatto mille battaglie per difendere il genere. 

Italia Viva con il suo leader dà una botta al cerchio e un’altra alla botte per non finire nel dimenticatoio.

I 5Sstelle sono fuori da queste risse? I problemi sono all’interno. Il Movimento infatti è diviso in due. L’unico a far parlare di sé è Alessandro Di Battista. Come cameriere in un locale non si limita a portare le vivande ai commensali, ma ai clienti spiega la politica.

Insomma, aspetta il momento buono pet sconfiggere gli amici e impossessarsi di quello è oggi un vero e proprio partito.