Conte come il torero di Hemingway aspetta il momento de la verdad. Lo incorna il libro dei sogni di Colao?

di Bruno Tucci
Pubblicato il 9 Giugno 2020 - 11:31 OLTRE 6 MESI FA
Conte come il torero di Hemingway aspetta il momento de la verdad. Lo incorna il libro dei sogni di Colao?

Conte come il torero di Hemingway aspetta il momento de la verdad. Lo incorna il libro dei sogni di Colao?

Conte, il torero. Ricordate il grande Ernest Hemingway e il suo meraviglioso romanzo “Morte nel pomeriggio”? È un saggio sulla tauromachia in cui si mette in risalto quale sia “il momento della verità” in una corrida. E’ quando il torero si trova a tu per tu con la bestia inferocita e deve abbatterla con una spada.

Ebbene, è un particolare che potremmo assimilarlo a quello che sta attraversando in questi giorni il premier Conte. Si trova stretto fra Colao e il capo dello Stato. Si barcamena, riesce in qualche modo a mediare, ma si sente che ha il fiato corto e non oggi, alla vigilia dell’estate, ma in autunno qualcosa dovrà succedere. Appunto il momento della verità.

Quali previsioni si possono fare? Difficile azzardare una ipotesi. Ad una crisi non crediamo perché il Quirinale non è propenso a creare un vuoto di potere in un momento così drammatico per l’economia. Un solo dato lo dimostra: il Pil, quest’anno, scenderà dell’otto per cento mentre nel 2021 la ripresa sarà assai più lenta e si prevede una crescita del 4,6 per cento.

Insomma c’è chi dice che non oggi, ma in autunno, qualcosa cambierà. Non una crisi perché il Colle farà di tutto pur di non arrivare alle elezioni. Un rimpasto? Forse. Un governo più allargato? Può darsi.

La realtà è che il centrodestra non ha una visione comune dei problemi. Matteo Salvini si deve guardare le spalle dal suo compagno di partito Luca Zaia, sempre più gradito ai suoi elettori; da Giorgia Meloni che ogni tanto vuole distinguersi dal leader della Lega, ad esempio quando si tratta di dar vita ad un governissimo.

Da Berlusconi, poi, che europeista com’è, si avvicina sempre più a votare si per Conte, almeno sulle scelte che ritiene siano favorevoli agli italiani. Ma anche nella maggioranza le acque non sono tranquille.

Il commissario Vittorio Colao ha presentato il suo piano a Palazzo Chigi (meno imposte, guerra al sommerso, tasse sul bancomat), però il presidente del Consiglio non lo ha gradito. Anzi, i suoi fedelissimi confermano che il premier ha storto più volte la bocca quando ha esaminato lo studio.

Il Pd non perdona al capo del governo la circostanza assai grave di aver fatto tutto da solo sugli Stati generali. Tanto è vero che Conte ha dovuto innestare la marcia indietro favorendo una gestione collegiale. Ciononostante, le acque non si sono placate. Nicola Zingaretti ritiene che “serve un salto di qualità”.

Quale? Nessuno lo dice, bisogna immaginarselo. I 5 Stelle tacciono, ma una parte mugugna e aspetta tempi migliori per affacciarsi sul piano politico. Andrea Orlando, numero due del Pd, si sbilancia ancora di più e sostiene che “qualcosa non va”. Ed aggiunge in modo tagliente: “Conte non è Prodi e non lo sarà”.

Dove vuole andare a parare il vice segretario del Pd? Lo scopriremo più in là quando forse qualche decisione verrà presa. Palazzo Chigi sente che l’aria è mefitica, lancia il progetto del suo partito che potrebbe cambiare le carte in tavola, ma per il momento non rimane in silenzio.

Anzi attacca: “Un pezzo di Stato rema contro il governo”. Affermazione assai grave che non ha avuto per il momento repliche né a destra, né a sinistra. In tutto questo bailamme i problemi incalzano: quello della scuola, innanzitutto, che naviga in acque molto agitate. Fra scioperi, proteste e confusione per la ripresa a settembre. Senza dimenticare la bega dei migranti che sono sbarcati in più di ventimila negli ultimi mesi. Un giornale caro alla destra titola stamane a proposito: “Salvini pensaci tu”.