Coronavirus carnevale. Turani: Il caso di un programma italiano comprato in America che da noi nessuno usò

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 17 Aprile 2020 - 15:07 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus carnevale. Turani: Il caso di un programma italiano comprato in America che da noi nessuno usò

Coronavirus carnevale. Turani: Il caso di un programma italiano comprato in America che da noi nessuno usò (Foto Ansa)

Coronavirus riapre il Carnevale.

Non sono un medico e nemmeno un epidemiologo. Molti hanno fatto l’elenco puntuale degli errori fatti dal Governo e dalle varie amministrazioni, che, tutti insieme, sono stati abbastanza numerosi.

La constatazione è di Giuseppe Turani, in questo articolo pubblicato anche su Uomini & Business.

A questo proposito vanno dette alcune cose.

1- Una certa confusione era inevitabile. Mai c’era stato un evento così catastrofico e improvviso, verso il quale non esisteva (e non esiste) alcuna difesa, se non quella estrema di chiudersi in casa e di rinunciare completamente ai rapporti sociali, che poi sono la nostra vita.

2- Dalle vicende di questi giorni è emerso però anche altro, grave.

Viviamo cioè in un sistema istituzionale che, rappezzo dopo rappezzo, è un autentico caos.

Tutti, dal Governo all’ultimo Comune di 800 abitanti, hanno potere di intervento.

Quindi anche le Regioni. Da qui la confusione, il carnevale che probabilmente è costato la vita a qualche migliaio di italiani.

3- Ma, si dice, gli eventi catastrofici non sono prevedibili.

Vero. Però si può, e si deve, chiarire prima che cosa succede in caso di evento catastrofico.

Si deve stabilire prima chi decide e chi comanda. Soprattutto quando l’evento ha le dimensioni del disastro coronavirus.

Aneddoto (vero).

Anni fa mi trovavo al Livermore Lab in California.

Un luogo in cui non è tanto semplice entrare e che ha una storia curiosa.

Praticamente è stato fatto su misura del falco Edward Teller, che era entrato in rotta con i suoi colleghi che a Los Alamos (New Mexico) avevano realizzato la bomba atomica.

Strada su cui non intendevano più proseguire.

Quindi c’è la scissione di Teller e il potenziamento del Livermore Lab, che si dedica principalmente allo sviluppo delle armi nucleari e che venne affidato a lui.

Ma al Livermore fanno anche altre cose (hanno non so quante centinaia di scienziati). Una me l’hanno fatta vedere.

Un programma che parte dalla simulazione di un incidente grave (esplosione in un impianto chimico, ad esempio). Il programma, in automatico, sulla base dei dati metereologici, calcola quale potrebbe essere l’area interessata.

Quanta gente vi sarà coinvolta, quali mezzi servono, quali medicine, quanti posti in ospedale, e fa partire tutti gli avvisi necessari (ambulanze, medici, ecc.).

Il tutto, ripeto, in pochi secondi e in automatico.

Applausi, ovviamente, e scienziati americani che quasi si buttano per terra dal ridere.

Richiesti di spiegare, spiegano: “Ma è un programma che abbiamo comprato da voi italiani. Dall’Enea, per essere precisi”.

Ecco, probabilmente quel programma era fin troppo avanti e non sarà mai stato reso operativo.

Però da quei vertici di efficienza al carnevale che abbiamo vissuto e che stiamo ancora vivendo c’è davvero un abisso.

Cossiga, quando era presidente della Repubblica, pose un quesito che credo non abbia mai avuto risposta: “In caso di guerra, chi comanda?”.

Oggi, si porrebbe porre la stessa domanda: “Nel caso di un evento catastrofico che costringe l’intero Paese a fermarsi, chi comanda?”.

Salvini, la cui missione fondamentale è incasinare qualsiasi cosa per potere poi dire che se non si danno i pieni poteri (a lui, ovviamente) qui non funziona niente, dice che deve decidere il Parlamento e che, anzi, considera illegale qualsiasi cosa che non sia passata per il parlamento.

Parlamento oggi costretto a riunirsi a ranghi ridotti (1 deputato su 6) proprio a causa del possibile contagio. Insomma, un fantasma di parlamento, solo simbolico.

In realtà, la realtà non può aspettare sempre il Parlamento: in qualche caso bisogna muoversi in fretta. Poi il Parlamento potrà sfiduciare e spedire a casa quelli che hanno deciso.

Capisco che sia una scelta difficile da accettare, ma allora poi non lamentiamoci se ognuno fa quel che gli pare e l’intervento su un evento gravissimo si trasforma in una carnevalata.