Coronavirus. Umiltà, umiltà, umiltà…

di Lucio Fero
Pubblicato il 26 Marzo 2020 - 12:17 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus. Umiltà, umiltà, umiltà...

Coronavirus. Umiltà, umiltà, umiltà… (Foto Ansa)

ROMA – Coronavirus, umiltà, umiltà è quel che scarseggia, anzi manca. Umiltà che manca nella chiacchiera e nel dibattere pubblico. Umiltà che manca nei comportamenti e nelle parole. Umiltà che manca rispetto perfino alla memoria di se stessi. Se stessi di ieri, appena ieri.

Appena una ventina di giorni fa Matteo Salvini guidava una campagna politica e di opinione la cui bandiera e parola d’ordine era: “Riaprire!”. Va bene, non sapeva, sapere di epidemie e contagi non era nelle sue competenze, nessuno in realtà poteva sapere. Ma dal grottesco di quella campagna un po’ di umiltà prima di impartire ogni giorno e sempre lezioni sul da farsi? Umiltà non pervenuta.

Erano più o meno gli stessi giorni del Salvini riaprite quando Giorgia Meloni si metteva in video davanti al Colosseo per dire ai turisti venite che sono tutte menzogne messe in giro dai nemici dell’Italia. Va bene, mamma Meloni non sapeva, non poteva sapere. Ma perché, oggi sa? Mamma Meloni ha appena appena cambiato obiettivo ma non registro: è sempre complotto ai danni dell’Italia, prima volevano rubarci i turisti, oggi le aziende. Un po’ di umiltà da imbarazzo dopo quel video? Neanche parlarne.

Erano più o meno gli stessi giorni, magari pure qualcuno dopo e Sala sindaco Pd di Milano e Zingaretti organizzavano aperitivi all’insegna del “Milano non si ferma”. 

Erano più o meno gli stessi giorni e Fontana Governatore della Lombardia e Zaia del Veneto e Cirio del Piemonte modulavano con rime diverse la stessa canzone, lo stesso messaggio: un’influenza tosta, poco o niente più. Ci sono gli audio, i filmati: Cirio asseriva di aver visto le condizioni per riaprire, Zaia la battezzava simil influenza….Un po’ di umiltà oggi nel dettare il da fare al governo? Ma scherziamo? I Governatori non potevano sapere, non sapevano nulla. Però oggi sanno tutto.

Erano i giorni un cui la stampa, i giornali della destra anti governativa titolavano in prima pagina: “Fateci lavorare”. Gridavano al governo folle e scemo perché attuava i primi passi del chiudere. Non capivano nulla quei titoli e quei giornali. Oggi titolano assicurando di sapere tutto sul domani economico e sociale del paese. Un po’, un pizzico di umiltà dopo aver clamorosamente sbagliato? Neanche un po’, la missione di spargere balle velenose non prevede umiltà.

Sono i giorni in cui non piccolo è il lamento: bisognerebbe fare come in Cina, come in Corea, ci vorrebbe uno Stato vero, un governo deciso. Sì? Andatelo a dire ai benzinai che hanno minacciato di chiudere soprattutto perché ci sono pochi clienti e pochi guadagni. Andatelo a dire ai sindacati che hanno preteso di stabilire loro quale produzione è essenziale e quale no. Andatelo a dire a sindaci e Governatori che si fanno le leggi e le ordinanze di città, regione e paese. Andatelo a dire a tutti quelli che, categoria per categoria, dicono: niente tasse almeno fino a fine anno. Niente tasse per tutti fino a fine anno. 400 e passa miliardi che non entrano nelle casse dello Stato e ciascuno che dice ed esige: niente tasse per tutti e sussidio per me.

Umiltà, umiltà, umiltà, per resistere e sopravvivere servirebbe anche quella. Non la produce, distribuisce, vende e compra praticamente nessuno.