Crisi, la lunga notte non è ancora finita

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 5 Febbraio 2015 - 07:39 OLTRE 6 MESI FA
Crisi, la lunga notte non è ancora finita

Crisi, la lunga notte non è ancora finita

ROMA – Giuseppe Turani ha scritto questo articolo anche per “Uomini e Business” con il titolo “a che punto è la notte?”

A che punto è la notte? A che punto siamo della crisi? In teoria, siamo messi abbastanza bene. L’America ne è uscita (sembra) e fa da locomotiva. L’Europa, come al solito, arranca, ma se la cava. E l’Italia?

L’Italia, con l’elezione di Mattarella a presidente della Repubblica nei tempi previsti (e rapidi) ha dimostrato di avere almeno una direzione politica (Renzi) funzionante e efficiente. Il patto del Nazareno sembra rotto (ma forse no) e si respira un po’ di aria di ripersa.

Si sente dire, addirittura, che più di un’azienda sta aspettando l’approvazione definitiva del Job Acts (con annessi e connessi) per passare a fare qualche assunzione vera e propria. Allora, tutto bene? La lunga notte sta per finire?

Serve un po’ di prudenza. Intanto, va sottolineato che in questo momento sono almeno tre i fattori esterni che spingono l’economia italiana: la svalutazione dell’euro, il Qe di Draghi, e il basso prezzo del petrolio. Dei tre elementi forse quello più importante è la salutazione dell’euro rispetto al dollaro. Ma proprio su questo punto comincia a spuntare qualche interrogativo. L’euro scende perché il dollaro sale. E il dollaro sale perché la Federal Reserve ha detto che aumenterà i tassi di interesse sul biglietto verde. Quindi è più interessante (e conveniente) trovarsi in dollari piuttosto che in euro. Solo che la Fed aveva parlato di questo aumento prima per marzo, poi per giugno. Adesso, visto che l’economia americana sta rallentando, molti pensano che per tutto il 2015 non se ne farà nulla. La Fed, cioè, non avrà il coraggio di alzare i tassi.

Ma, se le cose dovessero essere veramente così, la discesa dell’euro potrebbe considerarsi conclusa. Anzi, non si potrebbe escludere qualche ripresa della valuta europea, cioè rivalutazione.

In questo caso, il principale motore della nostra maggior vivacità economica verrebbe meno. E infatti una delle agenzie di rating, Fitch, sostiene che la ripresa italiana sarà fragile.

Fragile quanto? Grosso modo, secondo stime attendibili, se quest’anno non accadono altri incidenti (sempre possibili) la crescita italiana dovrebbe assestarsi intorno a quota 0,6-0,8 per cento. E’ già qualcosa, ma è molto poco (e non è nemmeno tanto sicuro).

Difficile che aumenti anche l’occupazione in misura significativa, e questo perché c’è una quantità di gente enorme in cassa integrazione o in mobilità (e che quindi non risulta disoccupata), che proprio neo 2015 vedrà scadere l’attuale situazione, passando direttamente nell’area dei senza lavoro.

L’annata, quindi, dovrebbe chiudersi ancora con almeno il 12,5 per cento di disoccupati.