Ddl Zan, commento contro corrente di Antonello Piroso: legge e ordine di destra, sinistra ignora i ceti popolari

di Antonello Piroso *
Pubblicato il 31 Ottobre 2021 - 09:58 OLTRE 6 MESI FA
Ddl Zan, commento contro corrente di Antonello Piroso: legge e ordine di destra, sinistra ignora i ceti popolari

Ddl Zan, commento contro corrente di Antonello Piroso: legge e ordine di destra, sinistra ignora i ceti popolari

Ddl Zan, Antonello Piroso contro corrente. Cari amici, vicini e lontani, della sinistra. Chiunque voi siate: nel senso che non mi è chiaro quante e quali sinistre ci siano oggi in Italia, ma transeat. Capisco vi sentiate “sinistrati”, dopo l’intervenuta “tagliola” sul ddl Zan, scrive Antonello Piroso su La Verità.

Ma vorrei provare a sottoporvi alcuni spunti di riflessione.

1. Vi siete impossessati dello slogan “legge e ordine”, tipicamente di destra. Norme, sempre più norme, che dovrebbero garantire una più efficace repressione dei comportamenti criminali o criminogeni.

Per capire il caso del ddl Zan, prendiamo l’omicidio, art. 575 del codice penale: “Chiunque cagiona la morte di un uomo è punito…”.

Lo disciplinano anche altri articoli che aumentano la pena, se sussistono la premeditazione o le cosiddette aggravanti (assassinio per motivi “futili e abietti”, la compresenza di “sevizie” o “crudeltà” ecc). 

2. Ad un tratto, però, si è ritenuto che tutto questo non bastasse più, e si è iniziato ad inasprire ulteriormente le sanzioni in caso di determinate vittime. Come? O con l’introduzione di articoli bis, ter e quater, o con leggi ad hoc.

Muore, o è vittima di brutalità o discriminazioni, un nero, un ebreo, un sionista, un arabo, un musulmano, e, perchè no, un “terrone”? Ecco la norma nuova di zecca sul delitto compiuto per motivi di odio etnico-razziali, nazionali, religiosi. 

3. Stesso format con l’omicidio stradale (da colposo in volontario, con molti dubbi su estensione e campo di applicazione). Nonchè con la legge sul cosiddetto femminicidio, un pigro mantra come se fosse in atto uno sterminio del genere femminile da parte di maschi desiderosi di annientarlo. E non casi -sempre troppi, terribili e dolorosi- di donne uccise da uomini che non meritano neppure di essere definiti tali.

4. Quindi ci si è preoccupati dei comportamenti esecrandi, vili e sadici verso omosessuali e lesbiche, cui poi si sono aggiunti i trans, e poi i queer, gli asessuali, con la proliferazione dell’acronimo da Lgbt a Lgbtqia+ etc, da sanzionare anch’essi con prescrizioni apposite.  E siamo al ddl Zan.

5. La domanda sorge spontanea: quante e quali altre tipizzazioni delle vittime di violenza e omicidio vanno previste? Quali categorie andranno vieppiù protette? Se i minori sono tutelati, come la mettiamo per esempio con gli anziani? Immaginando il geriatricidio? E perchè fermarsi agli umani? Che fare con soppressione e maltrattamenti dei nostri amici animali?

Ci sono già gli articoli 544 bis e ter, però attenzione: non distinguono tra animali domestici e quelli allo stato brado, mettendo sullo stesso piano cani e gatti di casa, con orsi, lupi e cinghiali…

6. Manette agli evasori, spazzacorrotti, codice degli appalti, codicilli, editti, pandette e grida manzoniane. Massì, facciamo vedere che abbondiamo. Un aumento dei precetti penali, però, non comporta una diminuzione dei reati.

Fosse così, avrebbero ragione i sostenitori della pena di morte. Che non è mai stato un deterrente, mentre semmai lo è la sua abolizione. Potete verificare voi stessi sul sito NessunotocchiCaino.it: “Un rapporto ha esaminato i tassi di omicidio in 11 paesi che hanno abolito la pena capitale, constatando che dieci di essi hanno registrato un calo di tale reato nel decennio successivo all’abrogazione”. 

7. Vogliamo stigmatizzare lo spettacolo “indecoroso e degradante”, “gli applausi e quell’orrido tifo da stadio” intervenuti alla proclamazione del risultato sul ddl Zan? Facciamolo pure, ma evitando di fare i sepolcri imbiancati. Sottintendere, o sostenere, che questo dimostrerebbe la consustanziale omofobia della destra (vi do una notizia: esistono gay pure lì) significa cercare di lanciare la palla in tribuna per occultare la sconfitta politica incassata, a colpi di franchi tiratori (a sinistra).

Chi a destra si è lasciato andare a sgradevolezze, lo avrebbe fatto su qualsiasi altra mozione sostenuta dalla sinistra e bocciata dopo mesi e mesi di martellante campagna propagandistica a favore. L’incivile scompostezza dei politici, nelle aule parlamentari o fuori, è trasversale, e non è una novità.

I resoconti parlamentari sono pieni di sguaiatezze, “risse”, “urla”, “applausi”, “cori” registrati nell’emiciclo e dintorni, fin dal 1949 per l’adesione dell’Italia alla Nato. Si vide un cassetto volare da una parte all’altra dell’aula. Senza dimenticare le scuse tardive, vedi Luigi Di Maio, il balcone, l’esultanza, l’abolizione della povertà: “Sbagliai il gesto e le parole”.

8. Ultimo, ma non in ordine d’importanza. Il segretario del Pd Enrico Letta, nel commentare la debacle, è ricorso ai toni apocalittici: “Hanno voluto fermare il futuro”. Nientemeno. C’è da chiedersi: qual è invece il futuro di lavoro, previdenza, sanità, insomma, qual è il posto riservato a sinistra per  i diritti sociali?

Non è una provocazione, e non intendo certo declassare i diritti civili, contrapponendoli ai primi. Ma è questione urticante. Lo certifica questo testo del dicembre 2017.

“La motivazione fondamentale, e ufficiale, della rottura tra il movimento di Giuliano Pisapia e il Pd è stata la mancata tempestiva calendarizzazione in Parlamento dello ius soli. Un argomento importante, una battaglia di civiltà, ma, rispetto alle questioni aperte, alquanto circoscritto”.

Circoscritto. Continuiamo: “Anche in questo caso si  conferma una singolare inversione di priorità nelle politiche della sinistra. I diritti civili ormai prevalgono su quelli sociali, che hanno sempre meno spazio nei programmi”. Però.

Andiamo avanti. “Questo mutamento è evidente da quando a sinistra si è affermata la linea più  liberale che socialista della “terza via”. I diritti (individuali) civili sono diventati centrali nella strategia di sinistra. E di fatto la loro rivendicazione è diventata un alibi, una sorta di copertura, rispetto al fatto che le problematiche sociali venissero, se non abbandonate, lasciate sulla sfondo”.

I diritti civili come alibi. Conclusione: “Così facendo si ponevano le premesse per una rinnovata contrapposizione con la destra conservatrice su basi diverse rispetto al passato e per l’acquisizione del consenso dei ceti medi cosiddetti “riflessivi”. Ma al tempo stesso si minava alle radici il rapporto tradizionale tra sinistra e ceti popolari”. 

9. Su che giornale o sito di destra è comparsa tale critica analisi? Nessuno. 

10. Le ritrovate sul web all’indirizzo nens.it, Nuova economia nuova società, il centro studi fondato da Vincenzo Visco e da Pier Luigi Bersani. Non riesco a immaginare qualcuno più a sinistra di lui (senza offesa).

  • da La Verità